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Partigiani dell’informazione – per un 25 aprile di lotta

Redazione – 18 aprile 2023

Cosa unisce oggi la propaganda di stato per la guerra imperialista e la riabilitazione del fascismo? Quale postura devono assumere i centri contro-informativi?

Il nostro governo per far fronte alle richieste della NATO e degli USA, da un lato, e cercare di scaricare i costi della crisi del sistema capitalista sulle spalle di lavoratori e lavoratrici dall’altro, utilizza in maniera pervasiva la propaganda per unire a sé le masse, convincendole come il capitalismo sia l’unico sistema possibile. Per far questo, strumentalizza e distorce la realtà e i fatti storici, al fine di ideologizzare la popolazione e trascinarla verso la guerra.

La guerra, infatti, è da sempre vista come ultima ratio per far fronte alle crisi endemiche a cui questo sistema ci condanna. In quest’ ottica, per esempio, si possono interpretare le ultime dichiarazioni di La Russa sull’azione partigiana dei GAP in via Rasella contro una colonna delle SS, dipinta come un attentato a dei “musicisti in pensione”; un modo per screditare la lotta partigiana e i suoi obiettivi rivoluzionari, ma andiamo con ordine.

Dalla fine della guerra di liberazione nel ’45, il fascismo italiano ha subito una mutazione nella forma trasformandosi da dittatura vera e propria ad arma nell’arsenale della “democrazia” borghese per la lotta egemonica. Mutazione che però non ne ha cambiato la sostanza, ovvero strumento controrivoluzionario in mano ai capitalisti per reprimere la lotta di classe e gli interessi degli sfruttati. A questo proposito, possiamo ricordare la riabilitazione di gerarchi e funzionari fascisti grazie all’amnistia Togliatti o le stragi degli anni di piombo, da Piazza Fontana alla stazione di Bologna, con cui Stato e borghesia, attraverso la mano fascista, hanno affossato lo spirito rivoluzionario di quegli anni. Di fatti vale la tesi per cui, una volta sperimentati i metodi, dal fascismo non si torna indietro. Venendo ad oggi, non è un caso che lo Stato italiano sia ora governato da Giorgia Meloni, che proprio nel fascismo affonda le radici ideologiche. In un momento di crisi, in cui la tendenza alla guerra la fa da padrona, per non rischiare che il malcontento divampi nelle classi subalterne, per la borghesia è meglio dotarsi di un governo ancora più coercitivo e reazionario delle classiche socialdemocrazie, che dia sempre meno spazi alle rivendicazioni popolari, per reprimere sul nascere ogni dissenso. Su questa linea si possono leggere le ultime proposte di legge dell’esecutivo, come ad esempio l’estensione fino a nove anni di prigione per il reato di occupazione. In questo “gioco preventivo” vediamo riaffacciarsi sulla scena politica militante gruppuscoli di fascisti in funzione repressiva, atti tra le altre cose a fomentare la guerra tra poveri e indirizzare in senso nazionalistico i bisogni della classe proletaria (soprattutto tra i giovani, che più di tutti pagheranno il prezzo della crisi che stiamo vivendo). Ricordiamo a tal proposito l’aggressione subita ai danni di alcuni studenti medi antifascisti fiorentini da parte di militanti di Blocco Studentesco e Casaggì Firenze, gruppi direttamente collegati al partito di Fratelli d’Italia. Se però sembra necessario per la borghesia riabilitare ancora di più metodi e prassi tipiche del fascismo, è proprio nella lotta egemonica che perde terreno, nella quale strumenti di contro-propaganda hanno il dovere di inserirsi. Sempre più spesso, infatti, assistiamo a campagne mediatiche al limite del ridicolo, come le già citate dichiarazioni su via Rasella o gli innumerevoli voli pindarici volti a giustificare l’invio di armi alle compagini nazifasciste dell’esercito ucraino.

Compito dei centri contro-informativi oggi, nel marasma del secolo dell’informazione, è non solo quello di smascherare e sovvertire la propaganda dei guerrafondai capitalisti e dei loro servi fascisti, ma anche saper creare un punto di vista differente e di parte. In grado di contribuire a sviluppare coscienza di classe, capace di costruire le impalcature per indirizzare l’azione rivoluzionaria del proletariato. Seguendo l’insegnamento gramsciano, non dobbiamo solamente ricordare che giornali, televisioni e social network appartengono alla classe dominante e ne sono suoi strumenti di lotta, ma essere partigiani dell’informazione per la costruzione di un mondo senza più classi, guerre e sfruttamento. In continuità con l’azione e i sogni partigiani per questo 25 aprile e per quelli a venire ribadiamo il nostro impegno nella costruzione di un mondo migliore, in cui i bisogni e le aspirazioni non siano vincolate al profitto e alla sottomissione del capitalismo, perché ieri come oggi non c’è antifascismo senza anticapitalismo, non c’è anticapitalismo senza antifascismo.

Il 25 Aprile tutti in piazza!

CONTRO FASCISMO, NATO E STATO DI GUERRA
ORA E SEMPRE RESISTENZA!

🔴 Concentramento P.ZZA ANTENORE
🔴 H 15:30

Il corteo terminerà in Piazza Portello con interventi e musica.