Millenovecentoquattoridici #103
Questi sono i nostri sacrari, i monumenti che ci ha regalato la Terra, che sono diventati un tutt’uno con la carne, il sangue, le ossa, i sogni dei soldati, provenienti da ogni parte del mondo e rimasti qui. Con noi. A farci da terra e da storia. Tra cime, valli, acque e pietre, giace ciò che ci unisce, soldati di ogni lingua e colore, civili sparsi per il globo, ingannati, affamati, in attesa di ritorno e di festa, che qui ne hanno celebrato il sangue, uguale per tutti, con il cordoglio, uguale per tutti, nel vuoto, uguale per tutti. Là, dove i confini artificiosi che abbiamo nella testa, sono solo aria tra i passi!
Non sono certo personaggi da cartoni animati e cartoline di propaganda, tartarughine ninja e dipendenti di miliardari vari, che possono offendere un sentimento così grande, sono il disprezzo nei confronti di tutte le figlie e di tutti i figli di questa Terra, quando si priva loro di ogni dignità, la disattesa voluta e colpevole, dei diritti costituzionali e di ogni carta pattuita, l’avvelenamento di ogni sorta di ambiente, privato, pubblico, di lavoro e di vita, sfruttando violentemente tutto per profitto personale, che ci offendono. Da più di cent’anni. E oltre. Là, dove si estende l’orizzonte di una umanità che non procura sofferenza, ma la cura.