1914Programmi

Millenovecentoquattordici #02

19142Secondo appuntamento con la testimonianza diretta di E. M. Remarque da un fronte europeo della I Guerra Mondiale “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Ma chi era Remarque? Raccontiamo e leggiamo la sua biografia in sintesi. Un giovane, soldato volontario, che dai banchi di scuola è stato scaraventato al fronte, dal quale, come dichiara lui stesso, non è più tornata una genarazione intera, compreso chi è tornato vivo nel corpo, come lui. Accenniamo alle delusioni del dopoguerra, passando da un lavoro all’altro, vivendone l’insensatezza, l’ingiustizia perché i diritti che erano da conquistare, massacrando al fronte persone come lui, non si sono mai visti. Chi al fronte non c’è mai stato vive in un mondo dove la guerra purifica, esalta gli individui, avvantaggia la collettività. Chi, invece, ha combattuto sul fronte ha vissuto un mondo diverso, dove la somiglianza tra nemici dichiarati ha finito col prevalere sulle differenze e dove la follia si è manifestata nel modo più brutale con l’omicidio generalizzato, massificato, ingiustificato.

Qualcuno se n’era accorto per tempo che la guerra avrebbe significato solo disgrazia per i molti a vantaggio della fortuna per i pochi, le persone semplici, contadini, operai e i socialisti e gli anarchici, ad esempio. Disertori, ribelli. Sacco e Vanzetti non moriranno al fronte, che evitarono riparando in Messico quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, ma verranno ingiustamente uccisi sulla sedia elettrica per crimini mai commessi solo perché avevano denunciato per tempo che i diritti per i molti non si sarebbero mai potuti conquistare nelle trincee. A quasi dieci anni dalla fine del conflitto, nel ’27, era già emerso l’inganno davanti agli occhi della generazione che era stata distrutta dalla guerra. “I nostri eroici fanti ridiverranno plebaglia da mitragliatrice se ardiranno rialzare il capo”, così scriveva Carlo Salsa, altro testimone diretto delle trincee, quelle italiane.

La loro denuncia di carne e sangue è arrivata però ugualmente fino a noi che l’ascoltiamo.

 

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