Rete in difesa del popolo Mapuche

77654_1-mapuches-banderaIntervista ad una compagna della Rete in difesa del popolo Mapuche da poco ritornata dai territori Mapuche, la quale ci racconta la sua esperienza e come ha conosciuto la resistenza di questo popolo.

Mapuche  letteralmente vuol dire “popolo della Terra” , sono amerindi originari del Cile centrale e meridionale e dell’Argentina del Sud. I Mapuche attualmente vivono tra il Cile, l’Argentina e la Patagonia, hanno una storia di oltre 10 mila anni, di cui gli ultimi 500 anni di resistenza alle successive ondate di colonizzazioni del territorio. Colonizzazioni che sono cominciate con il popolo Incas, poi con gli spagnoli e infine con lo stato Cileno. Questo popolo ha una forte identità culturale, linguistica e spirituale. Considera la terra, il legame con essa e con la natura in modo sacro, fondamentale per la propria evoluzione e per tale ragione i Mapuche sono così fortemente attaccati ai loro incontaminati territori, ai loro boschi, ai fiumi, ai laghi. I Mapuche rivendicano il diritto di proprietà delle loro terre, perché sancito anche da vecchie, sbiadite e ingiallite scartoffie redatte in occasione di due accordi: il trattato con la corona spagnola del 1825, che dichiarava quali territori fossero Mapuche e quindi non cileni, e una convenzione dell’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro), che dovrebbe “tutelare” le zone Mapuche imponendo alle multinazionali e alle organizzazioni con progetti internazionali di consultare le comunità Mapuche prima di usare le loro terre. Trattati, chiaramente, mai rispettati. L’unica riforma agraria in Cile che riconobbe parte del territorio Mapuche, fu varata dal governo socialista di Allende tra il 1970 e il 1973.

Le tre rivendicazioni principali del popolo Mapuche sono:
– il recupero delle terre ancestrali, che spettano loro di diritto
– l’Autonomia come popolo
– il riconoscimento dell’identità culturale e linguistica

La lotta di questo popolo si basa sulla rivendicazione del diritto di rientrare in possesso delle loro terre, che da quando sono state colonizzate vengono depredate, saccheggiate e devastate nel solo interesse del profitto. A partire dalla dittatura militare di Pinochet del 1973 fino ai giorni nostri, è proseguita la politica degli espropri, che avvengono in modo violento e spesso di notte con l’uso di forze armate, di concessione ai grandi grandi latifondisti, fino alle odierne multinazionali che investono progetti forestali e costruzione di centrali idroelettriche. La lista delle multinazionali che operano in territorio Mapuche è lunga. La complicità italiana si concretizza con la presenza di Benetton, Impregilo, piuttosto che Eni e soprattutto Enel – Endesa a capo di uno dei più grandi progetti idroelettrici nel cuore delle comunità Mapuche.

La riappropriazione delle terre viene duramente colpita dalla repressione che si scaglia in maniera violenta e indiscriminata contro bambini e anziani. Diversi ragazzi giovanissimi sono morti durante le riappropriazioni delle terre uccisi dai proiettili dei Carabineros in vere e proprie esecuzioni, così come contro il popolo Mapuche viene usata ancora oggi la legge antiterrorismo introdotta da Pinochet nel 1984. Diversi compagni Mapuche sono attualmente in carcere, di cui alcuni minorenni. La rete in difesa del popolo Mapuche sta organizzando questo ciclo di iniziative anche allo scopo di rilanciare la solidarietà nei confronti di alcuni compagni detenuti e per raccogliere fondi per le spese legali dei processi. La repressione avviene anche attraverso il dilagante razzismo fomentato dallo stato tra la popolazione cilena nei confronti dei Mapuche e per questo ancor di più discriminati ed emarginati anche dal punto di vista delle possibilità occupazionali. Un razzismo che comincia già dalla scuola e da come viene insegnata la storia, che nei libri di testo indica i Mapuche in maniera dispregiativa come un popolo dedito al bere e all’ozio.

Il movimento studentesco in Cile appoggia e sostiene da sempre la causa Mapuche, solidarizzano con la lotta di questo popolo che presenta diverse analogie con la lotta di altri popoli per la propria autodeterminazione o per la difesa dei propri territori contro la speculazione e la devastazione ambientale del sistema capitalista, dalla Val Susa, fino alla Palestina.

La lotta di questo popolo ha una chiara identità anticapitalista e antifascista, nonostante presenti delle diversità all’interno di tutta la comunità Mapuche, e sa dotarsi di forme diverse attraverso cui si esprime, dalla resistenza in territorio urbano, alla lotta con i mezzi a loro disposizione nei boschi dei loro territori.

Sostenere concretamente questa lotta vuol dire combattere contro il governo italiano, complice del saccheggio di questi territori ancora vergini e incontaminati, consapevoli che il nemico è lo stesso e che la lotta ci unisce!

I Mapuche dicono:
“tutti hanno sangue Mapuche, i ricchi nelle mani, i poveri nel cuore”

Venerdi 5 giugno.

Ascolta la diretta!

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