Rassegna stampa 19 gennaio 2015
Lettura prime pagine dei maggiori quotidiani e poi notizie dalla citta del santo: bruciando i tempi la giunta decide di licenziare equitalia e affidarsi ad una agenzia privata per la riscossione dei debiti, lamentandosi di una mala gestione che ha portato a grosse “perdite” principalmente causa prescrizione; soldi veramente persi in soli sette mesi, si parla di 83 milioni, sono quelli, invece, relativi alle opere pubbliche nostrane (tram, ospedale, auditorium) già stanziati dallo stato; infine dalle parole del presidente dell’Anm veneta apprendiamo che “far causa è sempre più costoso, si ledono i diritti dei più poveri”.
Sul nazionale partiamo dal comunicato di USB contro i futuri e inevitabili tagli alla Sanità pubblica all’interno dei tagli imposti dalla Legge di stabilità ai bilanci regionali, leggiamo poi il resoconto dell’assemblea di sabato dei movimenti NoExpo e dell’Ilva e dei 4000 posti di lavoro in bilico; dedichiamo l’ultima parte del nazionale al fascismo di casa nostra: presenza e provocazioni da parte di militanti di Casapound sabato 17 gennaio a Coverciano, quartiere di Firenze, e aggressione fascista la sera seguente, sempre da parte di militanti di Casapound accorsi anche da altre città, al centro sociale Dordona a Cremona, al seguito della quale un compagno è ricoverato in coma e ancora in pericolo di vita. Non stupisce che la maggior parte dei media main stream additino il tutto alla solita contrapposizione di tifoserie calcistiche, dando ampio spazio alle dichiarazioni di militanti di Casapound.
Sull’internazionale parliamo della manifestazione avvenuta a Donostia in risposta alla retata che lunedì scorso ha portato all’arresto di avvocati, tesorieri e coordinatori delle associazioni dei legali che difendono i militanti della sinistra indipendentista basca e dell’Eta, dei bombardamenti di Israele nel Golan nei quali rimangono uccisi dirigenti e miliziani di Hezbollah, e infine della massiccia offensiva, in particolare sulla citta di Donetsk, messa in atto dal governo ucraino, mettendo così fine alla tregua firmata agli inizi di dicembre.