Millenovecentoquattordici #66

carlosalsaSul Carso, la guerra che poteva..non essere! “… Era Pasqua, era primavera e c’era la guerra: italiani e austriaci si fronteggiavano sul Carso, rintanati nelle opposte trincee, attenti a ogni mossa del nemico. … Durante tutta la mattinata durò il silenzio … In quel silenzio un soldato italiano, Molòn, salì sopra i sacchetti a terra della trincea e incominciò a fare degli strani gesti verso gli austriaci: con le segnalazioni che si fanno a braccia usando l’alfabeto internazionale augurava la Buona Pasqua ai nemici. Quasi subito uscì dalla trincea austriaca un soldato che si mise a fare gesti convulsi e, poco dopo, chiamò il soldato italiano per nome: “Molòn! Molòn!”

L’austriaco aveva riconosciuto in Molòn un suo amico di prima della guerra. Si vide allora una cosa stupefacente: Molòn saltò fuori dalla trincea e si mise a correre verso gli austriaci; dalla trincea nemica venne fuori l’austriaco e corse incontro a Molòn. I due si abbracciarono stretti, mentre dalle due trincee altri soldati, italiani e austriaci, saltarono fuori alla loro volta e si corsero incontro per abbracciarsi.

Gli ufficiali, intanto, dalle due trincee, urlavano comandi secchi per far rientrare i soldati; ma visto che essi non rientravano, finirono per uscire anche loro.

In quella dolce mattinata di primavera e di Pasqua, la guerra, per quei due opposti gruppi di combattenti, era “sospesa”… Ma ecco un rombo lontano, un fischio… un altro fischio e poi uno schianto dopo l’altro: l’artiglieria, da lontano, aveva visto quel confuso mescolarsi di soldati e aveva aperto il fuoco. Tra gli scoppi delle granate i soldati italiani e austriaci tornarono di corsa nelle loro trincee.

Ma Molòn e il suo amico non si mossero: chiacchieravano ancora fra loro, le mani nelle mani. Quando stavano per separarsi, l’austriaco si voltò ancora verso di lui: “Molòn, qua un altro ‘baso’!”. E si riabbracciarono.

In quel momento il vento di un’esplosione li fece crollare così, abbracciati, come due tronchi abbattuti da una raffica d’uragano.”

-Se la granata non li avesse uccisi troveremmo, insieme alle altre, la sentenza contro Molòn. E, in lingua tedesca, quella contro il suo amico. Fanno notare Enzo Forcella e Alberto Monticone in “Plotone di esecuzione”, Ed. Laterza, Bari, 1968.

1914 – diretta-2016-10-13-18:45:00