Millenovecentoquattordici #13

trinceaIl diavolo ha vinto! Questo è il finale insolito di una fiaba popolare resa balletto, Histoire du Soldat, da Igor Stravinsky esule in Svizzera negli anni della guerra. Un finale però appropriato al macello in corso di cui la sensibilità musicale e artistica ne ha tratto l’essenza, tramandandola a noi intatta perché intatto ne risulta l’esito. Ha perso l’umanità che ha perduto ciò che conta veramente nella vita e la vita stessa barattandola per successi effimeri che, oltre tutto, sono tutt’ora oggetto di una disputa silente quanto ingannevole. Chi ha vinto chi? Chi ha vinto cosa? Pare che abbiamo solo perso tutto e tutti. Eppure tutti celebrano qualcosa e si preparano a nuovi baratti sempre più arditi, in un raggiro continuo, un loop, in cui siamo avvinghiati così strettamente da percepirlo ormai quasi come un abbraccio accogliente e inevitabile. Alienati e destinati a ripeterci automaticamente nella convinzione che siamo liberi di scegliere, di vincere, di vivere. E nel frattempo definiamo nuovi confini, sempre più numerosi, sempre più difficili da varcare, costruiamo muri che separino tutti da tutti, vi poniamo sbarre di ferro e persino l’io che abbiamo dentro ci diventa alieno. Un mondo di prigioni dove non si sa nemmeno più chi è dentro e chi è fuori, cosa è dentro e cosa il fuori. Case-gabbie, scuole-gabbie, ospedali-gabbie, porte, finestre sbarrate, blindate e naturalmente caserme, prigioni.. una follia diabolica in cui ognuno offre sé stesso, sognando di essere un altro. Una follia diabolica. Di oggi. Che dalle trincee di cento anni fa si è levata come una beffa cadaverica a un ritmo seducente seppur confuso, eccitante seppur mortale e che ancora oggi ci ammalia e ci travolge. Ingenuità? Vanagloria?

Anche Bäumer è tornato al fragore della trincea, seppellendo sempre più in fondo dentro di sé il suo omicidio, perché non si può pensare, bisogna agire e sopravvivere pur sapendo che nessuno potrà vivere ancora, che nella trincea la vita scorre con un’altra velocità e che tre giorni diventano tre anni e tre anni una vita intera..

 

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