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Chiaccherata all’ananas con Valerio Evangelisti

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valerio evangelisti

Terza puntata, puntata speciale per chi di voi fa il bello e sta tornando dal mare! Tipo Giacomo, che fa il bello con i milanesi sulle barche a vela.
Comunque oggi vi beccate un’intervista a Valerio Evangelisti; il tema sarà la Storia, nel senso che discuteremo con lui di quello che è il suo pensiero a riguardo. Nei suoi libri infatti da Nicolas Eymerich, inquisitore a Noi saremo tutto traspare una stessa idea; noi, partendo da un paio di passi (uno di Benjamin ed uno di Fortini – che trovate copiaincollati qui sotto), proveremo a capire qual’è questa idea.

evangelisti

Le puntate di Hawaiian Pineapples durano circa 20 minuti a cadenza bisettimanale, con l’idea che siano talmente belle da bastare per convincervi a leggere, ascoltandole mentre vi bevete un caffè e vi fumate una sigaretta.

In alto gli Ananas, e buon ascolto!

Walter Benjamin, Angelus Novus, Einaudi, Torino, Sacchi 13.00

Franco Fortini, «Verifica dei poteri» in Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie, 1965 – è fuori stampa grazie all’adorabile mondo dell’editoria italiana, ma insomma su internet si trova in una maniera o nell’altra, non so se mi spiego (l’ultima edizione è dello stramaledetto 1989)

Valerio Evangelisti, Nicolas Eymerich, inquisitore, Mondadori, Milano, Sacchi 10.00

Valerio Evangelisti, Noi saremo tutto, Mondadori, Milano, Sacchi 10.50

Passi citati:

Da Angelus Novus di Benjamin

L’angelo sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese.
L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata
nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle.
Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.

Da Verifica dei poteri di Fortini

L’interrogativo sulla possibilità di star commettendo un errore di metodo critico, di  poetica, e finalmente di vita, fa tutt’uno con quello (che ha sempre perseguito i migliori politici dell’opposizione rivoluzionaria) sul possibile
errore di metodo nell’intento di «trasformare il mondo». La resistenza al «mondo», creduta eroica, sembra per attimi, con orrore, infantile rifiuto dell’arido vero. La delusione scatena passioni autopunitrici. Scevola si gloria dell’errore nell’atto con cui si rende impotente a ripararlo… «Che cosa pretendi da noi alla fine?» ci dicono spesso i più generosi. E non si osa rispondere, come si dovrebbe: «la grandezza», cioè: «la verità». Oppure: «Ma non
chiedere una vita immortale e datti ad opere che ti sia concesso di compiere», dicono altri, citando il Pindaro di Valéry, forse più intelligenti; e a questi ultimi, che rispondere non si sa. La pagina e l’intenzione critica, mosse dapprima verso l’oggetto, il pubblico, il discorso (come si usa dire) verificabile, piegano verso il diario, la confessione; il pretesto dunque, ancora una volta. E presto si arriva alle memorie del manoscritto, all’oltretomba nella bottiglia. Verso quel che più si è detestato, il limbo dove sorridono di scherno o rimorso i vecchi nemici confusi ai vecchi compagni. Non rimane se non la speranza, davvero non infondata, che malgrado tutto alcune delle nostre lettere di prigionieri, scarabocchiate sul retro di falliti piani d’operazioni o di progetti di fortificazioni travolte, testimonino, se lette da tutte due le parti del foglio, di una verità obbiettiva che non si sapeva, o appena in sogno, di possedere.