Ghassan Kanafani. Non si può fermare il vento – 3° puntata
Ci disposero su due file ai lati della strada che collega Ramla a Gerusalemme. Ci ordinarono di alzare le mani e di incrociarle per aria. Quando uno dei soldati ebrei si accorse che mia madre cercava di tenermi davanti a sè per proteggermi con la sua ombra dal sole di luglio, mi tirò violentemente per un braccio ordinandomi di stare in piedi su una gamba sola e di incrociare le braccia sopra la testa, in mezzo alla strada polverosa.
Avevo nove anni allora e appena quattro ore prima avevo visto come gli ebrei erano entrati a Ramla.
da G. Knafani, Tre lettere dalla Palestina
Dopo aver parlato nella puntata precedente del dramma della Nakba, che nel 1948 segna l’inizio dell’occupazione sionista della Palestina, in questo terzo appuntamento ci concentriamo sugli anni difficili che l’hanno seguita, fino a lambire i primi anni ’60 del secolo scorso. In questa fase, dopo lo shock dei primissimi anni, all’interno del popolo palestinese, disperso tra i vari campi profughi e i Territori Occupati, e in tutto il mondo arabo si sviluppa il dibattito politico. In questo quadro nasce il panarabismo, che raccoglie intorno alla figura del Presidente egiziano Nasser molti consensi, e si sviluppano le contraddizioni che portano alla Gerra di Suez. Questi sono gli anni della formazione di Kanafani e del suo trasferimento in Kuweit, dove inizia a pubblicare racconti brevi, tra questi Tre lettere dalla Palestina (1956). La nota dominante in questa sua prima produzione è sicuramente il senso di impotenza e la malinconia, sentimenti che risuonano in tutta la loro drammaticità nel romanzo Uomini sotto al sole (1962). E’ proprio la mancanza di un soggetto politco, che si faccia carico di guidare la lotta di liberazione, l’origine di questo sentimento di smarrimento che tutti i palestinsi vivono e che Kananfani riesce a tradurre nelle sue meravigliose pagine. Buon ascolto!