Lottiamo contro l’imperialismo a casa nostra

nowarMentre diritti fondamentali come la casa, il lavoro, la salute, l’istruzione vengono sacrificati in nome dell’austerity, il governo italiano, nell’interesse di banche, partiti e padroni non rinuncia a inutili opere per tenersi al passo con gli altri paesi dell’occidente “democratico”. Parcheggi, inceneritori, treni ad alta velocità. E poi ci sono i grandi investimenti militari: l’acquisto degli F35, l’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza, le esercitazioni a Salto di Quirra in Sardegna, o la costruzione del Muos di Niscemi, che pesano sulle spalle della popolazione e avvelenano il territorio.

I gruppi industriali e finanziari, di cui la classe politica è la propaggine, mirano a monopolizzare il mercato mondiale e si dotano della guerra militare come proseguimento della guerra economica e strumento di spartizione delle popolazioni e delle risorse da sfruttare. Questa tendenza, in un periodo di crisi come questo, si accentua a tal punto da diventare preponderante e si riflette sulle direttive politiche che i governi applicano nei propri paesi.

Le grandi potenze imperialiste si attrezzano per strappare spazio e risorse a paesi su cui avanzano ancora oggi pretese coloniali, agendo in prima persona,come fa da sempre Israele occupando i territori palestinesi, magari in veste di garanti della “pace” (come è accaduto recentemente in Mali), oppure, come ad esempio in Libia e Siria, promuovendo e finanziando finti “ribelli” in attesa di assumere un controllo politico ufficiale. A farne le spese sono ovviamente i popoli che in questi territori vivono e che quando lottano contro questa violazione vengono demonizzati dai media istituzionali, fomentando il razzismo.

Il controllo sociale e la repressione, però, si sperimentano anche “a casa nostra”, attraverso la progressiva militarizzazione sempre peggio mascherata da servizio d’ordine nelle grandi città, o da protezione civile in occasione di calamità naturali (si pensi a quanto è accaduto a L’Aquila).

Sempre più frequentemente, però, vediamo i popoli resistere e lottare. Nel nostro paese esempi importanti di determinazione sono la lotta No Tav e la lotta No Muos che hanno saputo esprimersi non solo sotto l’aspetto della tutela ambientale, ma anche e soprattutto contestualizzando la loro lotta in una prospettiva più ampia e generale. Parallelamente vediamo svilupparsi la resistenza dei popoli oppressi che si oppongono al saccheggio della loro terra perpetrato con ogni mezzo dagli imperialisti. Dalla resistenza in Medioriente, in Mali, in Afghanistan alle rivolte in Tunisia, Egitto, Turchia, alle mobilitazioni che scuotono l’Italia dalla Sicilia alla Val di Susa la lotta di chi si oppone ai progetti e ai profitti degli sfruttatori e dei guerrafondai è la stessa perchè il nemico, con abiti a volte differenti, è lo stesso.

 

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