Millenovecentoquattordici #10
Nazionalismo improvviso e spassionato. “Da manicomio” ebbe da commentare Albert Einstein. Un delirio generalizzato e diffuso che non risparmiò molti artisti, musicisti e intellettuali di ogni livello e settore, che, pure, erano abituati a collaborare tra loro senza distinzioni di natura culturale, geografica, ecc. e che si accorgono d’un tratto di questi aspetti, esagerandoli, come in una caricatura. E “a caricature” si sragiona in ogni dove. Tutti sono stati aggrediti da qualcuno. Tutti hanno ragione. Da una premessa falsa si ottengono implicazioni sempre vere. E volontario fu il macello.
Con Remarque/Bäumer siamo tornati a casa per una licenza, scoprendo che a casa non ci torneremo mai più, in realtà. Le trincee hanno seppellito tutti, nessuno escluso, neppure quelli che il corpo da lì l’han tratto fuori ancora funzionante, del tutto o in parte. Nulla di vivo ritorna da lì. Solo spettri. Fantasmi. Ombre. Frastornate e confuse che si aggirano tra i vivi senza poterli toccare, né comprendere. Testimoieranno comunque. E noi ne ascoltiamo un’eco.