Venezia: Fermiamo le ruote dell’occupazione!

In questo breve speciale vi proponiamo due interviste raccolte durante il presidio, promosso dal Comitato del Nord-Est Freniamo le ruote dell’occupazione!, svoltosi sotto la sede della Rai a Venezia venerdì 4 maggio in occasione dell’inizio del Giro d’Italia. Quest’anno, infatti,  RCS e altri gli organizzatori, dietro lauta ricompensa, hanno deciso di far partire la competizione cilistica da Gerusalemme, ennesima prova dei profondi interessi che legano Roma a Tel Aviv e che si sostanziano in accordi economici, accademici, militari e politici. Come in altre occasioni sono stati utilizzati il calcio o il salone del Libro o il balletto ed altri eventi culturali, oggi tocca al cilcismo ripulire le mani sporche di sangue dei cecchini israeliani che sparavano a 1400 palestinesi sui confini di Gaza proprio mentre i ciclisti erano impegnati a gareggiare.

Di seguito proponiamo il volantino diffuso durante il presidio. Buona lettuta e buon ascolto!

  • intervista con Pietro del Comitato permanente contro le guerre e il razzismo

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  • intervista con una attivista della Comunità Palestinese del Veneto

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NO ALLA PARTENZA DEL GIRO D’ITALIA DA ISRAELE

Il Giro d’Italia del 2018 inizierà con le prime tre tappe da Israele: partenza da Gerusalemme il 4 maggio, seconda tappa Haifa /Tel Aviv, la terza tappa attraverserà il Naqab (Negev). Come spiegare la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme? Non è una novità che la Rizzoli-Corriere della Sera faccia partire la corsa da uno stato estero, dietro lauto pagamento, che ne ha un ritorno turistico. Un meccanismo che potremmo definire sostanzialmente economico e che ha spesso danneggiato le regioni del Sud Italia, sempre più trascurate e marginalizzate nella planimetria ufficiale. Più di qualcuno si sta chiedendo, senza troppa ironia, perché continuare a chiamare la competizione “Giro d’Italia”. L’aspetto che contraddistingue la decisione di quest’anno, però, è che la scelta è soprattutto dettata da una volontà politica e solo successivamente economica: questo è l’ennesimo omaggio che il governo italiano fa alle politiche di Israele. Consideriamo i seguenti aspetti:
1) Per l’organizzazione si sono mossi i Ministeri dello Sport, del Turismo e degli Interessi Strategici di Israele.
2) La corsa ha luogo nel 70° anniversario della creazione dello Stato di Israele, data che per i palestinesi ha un valore ben diverso: la definiscono “Nakba” (“catastrofe”) per ricordare l’inizio dell’occupazione, la perdita delle proprie terre e l’esodo di centinaia di migliaia di profughi.
3) Poiché la planimetria ufficiale della corsa riportava la dicitura “Gerusalemme Ovest” per indicare la partenza del cronoprologo, il governo israeliano è immediatamente insorto minacciando il ritiro dei finanziamenti poiché: “Gerusalemme è una e indivisibile, non esistono Est e Ovest ed è la capitale di Israele”. I vertici di RCS si sono scusati per  “l’errore” togliendo immediatamente il termine “Ovest” da tutti i materiali informativi riguardanti il Giro d’Italia 2018. Mai prima d’ora un paese estero ospitante si era permesso di una tale ingerenza. Negare oggi la divisione della Città Santa significa non solo calpestare la Risoluzione ONU n. 181, che dichiara la città di Gerusalemme “corpus separatum” sotto amministrazione delle Nazioni Unite, ma significa anche ribaltare la realtà delle cose: esiste una parte araba di Gerusalemme, con quartieri popolosi, militarizzata e isolata dalla West Bank, nella quale scarseggiano (per precisa volontà del governo israeliano che cerca di spingere la popolazione palestinese ad abbandonare la città) servizi pubblici basilari come acqua corrente, rete fognaria e assistenza sanitaria e sono presenti forti limitazioni alla libertà di spostamento delle persone.
4) Le due tappe successive si snodano solo all’interno dei territori del ‘48 ed evitano zone come la Cisgiordania, dove i check-point, il Muro dell’Apartheid, gli insediamenti dei coloni israeliani e la militarizzazione del territorio avrebbero potuto mostrare uno scenario differente, fatto di oppressione, espropriazioni e violazione di ogni tipo di libertà e diritti umani. E i palestinesi? Nessuno mai li ha nominati. Allora come credere agli appelli degli organizzatori e dei giornalisti sportivi secondo cui la bicicletta possa unire i popoli nel segno di generici ideali pacifici, quando c’è un’occupazione in corso, non vengo rispettati i più basilari diritti umani e l’evento è pensato appositamente per legittimare le politiche dello stato occupante?
Il governo israeliano si è costruito una bella vetrina in cui autocelebrarsi e riabilitarsi agli occhi della comunità internazionale attraverso la partenza del Giro, grazie alla connivenza  di RCS e dello Stato italiano che legittima le politiche israeliane al fine di cementare l’intesa tra i due paesi: legami fatti di interessi economici, gemellaggi accademici e collaborazioni militari. Noi non ci stiamo! Non vogliamo chiudere gli occhi e lasciare che una manifestazione sportiva/culturale diventi occasione per Israele di presentarsi come paese democratico e ripulisca la sua immagine di paese criminale: le violenze sioniste israeliane non si giustificano con “diritto a difendersi”; Israele occupa una terra che è di diritto dei Palestinesi. Non vogliamo che il nostro paese legittimi un regime di apartheid e occupazione che anche in questi giorni sta mostrando la  sua ferocia nel reprimere le manifestazioni palestinesi che rivendicano il Diritto al Ritorno e chiedono la fine dell’occupazione sionista.

18 MAGGIO, ore 14:30 tutti a Nervesa della Battaglia, località di arrivo della Tappa veneta
Comitato del Nord-Est freniamo le ruote dell’occupazione.
Per info: freniamoisraele.nordest@gmail.com