La morte di Sandrine nel centro “accoglienza” di Cona
Ci colleghiamo con un’ex operatrice della cooperativa che gestisce anche il centro di accoglienza nell’ex base di Conetta, per scoprire quali sono le condizioni all’interno e comprendere le cause profonde della rivolta seguita alla morte di Sandrine Bakayoko.
Il centro, che si trova in mezzo al nulla tra Padova e Venezia, accoglie oltre un migliaio di richiedenti asilo, a fronte di una capienza di circa un centinaio: la maggior parte degli accolti dorme in tende, senza riscaldamento e senza acqua calda. A questo si aggiungono scarsità di cibo e condizioni igienico-sanitarie a dir poco insufficienti.
Inevitabile che tra le centinaia di esseri umani, di provenienze e culture differenti, ammassati in una struttura con condizioni di vita precarie la tensione sia molto alta. Questa volta la scintilla che ha incendiato la protesta è stata proprio la morte della venticinquenne ivoriana: i ragazzi accolti nel campo hanno denunciato un ritardo inaccettabile nella chiamata dei soccorsi rispetto al momento in cui Sandrine si è sentita male e per farsi ascoltare hanno occupato la struttura per alcune ore.
Lasciamo la parola all’ex operatrice.
I commenti sono chiusi.