Millenovecentoquattordici #17
Morti uno a uno, tutti i suoi amici, i compagni di scuola, Kat.. Remarque/Bäumer è rimasto solo. La guerra continua, continuerà ancora per poco, la disfatta della Germania è ormai evidente ma per il nostro narratore nulla ha più importanza, è morto anche lui. Cadrà fisicamente tra le foglie d’autunno. Niente di nuovo sul fronte occidentale..
La testimonianza del soldato muore muta.
Il reduce non può testimoniare alcunché, la sua voce è inaudita, sola, senza riscontro.La storia di quanto avvenuto, trasmessa prima dalla propaganda bellica e successivamente da un suo surrogato, non solo non è la storia di chi è stato in trincea ma nemmeno quella di chi è rimasto a lavorare i campi, in fabbrica, chi si è ribellato, chi ha contestato e lottato. Non è la storia dei bambini, degli anziani, delle donne e degli uomini che hanno incarnato quegli anni, è una storia oltre le storie. Che narrate, una per una, fanno emergere una dimensione schiacciata da quell’unica prospettiva. Una dimensione che, però, ci risulta più famigliare, più prossima.
Remarque ha sacrificato Bäumer per raggiungerci. E ci è riuscito finché qualcuno rimarrà ad ascoltarlo e riconoscerlo.
Ascolteremo altre narrazioni, giungendo a maggio sul frone italiano. Raccoglieremo tesi su ciò che ha vinto la guerra.