Le masse algerine contro il fracking
Con un compagno del collettivo Tazebao approfondiamo le mobilitazioni delle masse algerine contro il fracking.
L’Algeria è il quarto paese al mondo per riserve disponibili del gas di scisto, dopo Stati Uniti, Cina e Argentina e all’inizio del mese ben 40 agenti erano rimasti feriti nella città meridionale di Ain Saleh, durante una manifestazione contro il progetto di sfruttamento di gas da scisto tramite il fracking ovvero la distruzione del territorio e l’inquinamento delle acque sotterranee condotte dalle multinazionali occidentali sfruttando la pressione di un fluido (generalmente l’acqua) per creare e propagare una frattura nel sottosuolo in uno strato roccioso, dopo una trivellazione, per aumentarne la permeabilità, al fine ultimo di estrarre gas.
Anche in questi ultimi giorni le proteste continuano e ad In Salah (cittadina prossima ai luoghi di perforazione) si è registrata la morte di un trentenne disabile Moulay Nakhou, avvelenato in casa sua dagli innumerevoli gas sparati dalla polizia per sedare le manifestazioni. Dopo decenni dai test nucleari francesi lo sfruttamento selvaggio del territorio algerino prosegue in altri modi tramite le multinazionali quali Total e Halliburton.
Cerchiamo quindi di contestualizzare le proteste popolari contro questi ennesimi progetti di devastazione all’interno del contesto internazionale e dello sviluppo delle dinamiche di guerra.
Buon ascolto!