Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
🔻Avvoltoi e iene su Damasco 🔻
🔥 Il vero vincitore della “rivoluzione contro Assad” non è il popolo siriano, ma i mandanti esterni della distruzione della Repubblica Araba di Siria cioè gli imperialisti statunitensi, il regime coloniale sionista e l’espansionismo turco.
Servirà tempo per capire fino in fondo le implicazione di quanto avvenuto, ma riannodando i fili degli ultimi dodici anni di aggressione imperialista possiamo affermare che la sua linea di frantumazione e disarticolazione ha avuto alla fine la meglio sulla linea di difesa nazionale e di tenuta politica della Siria degli Assad.
🔥 Il vero vincitore della “rivoluzione contro Assad” non è il popolo siriano, ma i mandanti esterni della distruzione della Repubblica Araba di Siria cioè gli imperialisti statunitensi, il regime coloniale sionista e l’espansionismo turco.
Servirà tempo per capire fino in fondo le implicazione di quanto avvenuto, ma riannodando i fili degli ultimi dodici anni di aggressione imperialista possiamo affermare che la sua linea di frantumazione e disarticolazione ha avuto alla fine la meglio sulla linea di difesa nazionale e di tenuta politica della Siria degli Assad.
Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
In Siria dal 2012 ad oggi hanno agito forze interne ed esterne al contesto siriano, legate ognuna di esse ad attori internazionali che non sono riusciti fino ad oggi a trovare una quadra sul dopo Assad. Sulla Siria volteggiavano gli appetiti di sionisti, yankee, turchi ma anche di qatarioti, sauditi, emiratini ecc., ognuno con i propri interessi economici ed espansionistici, che hanno portato molteplici volte allo scontro interno tra le fazioni che compongono i sedicenti “ribelli siriani” e tra queste e gli interessi occidentali. Fino ad oggi, sul campo, non erano riusciti a trovare un’unità che consentisse di ribaltare i rapporti di forza con l’Esercito Arabo Siriano. Tanto che le stesse forze occidentali, Usa in testa, si sono dovute affidare a più proxy sul campo per difendere i propri interessi, vedi ad esempio il rapporto degli Usa da un lato con i curdi dell’Sdf e dall’altro con le forze islamiste sunnite. Purtroppo, l’area di Idlib, dove erano stati confinati i “ribelli” dopo gli accordi di Astana – portati avanti dal 2016 tra Iran, Turchia e Russia – è stata funzionale ad una loro straordinaria riorganizzazione politico-militare sotto l’egida di Ankara. Al momento giusto, questa potenza militare è stata dispiegata travolgendo rapidamente le forze siriane, colpite nel frattempo da centinaia di bombardamenti sionisti, parte della ritorsione all’Operazione Diluvio di Al Aqsa, nonché approfittando del disimpegno siriano di Hezbollah, concentratosi nel sostegno alla Palestina e nella difesa del Libano. Sarebbe da cechi non vedere il filo che lega il cessate il fuoco in Libano e la sortita dei “ribelli siriani”: gli imperialisti e i sionisti non sono riusciti a sfondare nel paese dei cedri e hanno dovuto dare il via libera al piano di abbattimento della Repubblica Araba di cui la Turchia rimane il principale attore diretto.
🔎 Il dato principale che possiamo trarre è che la “mezzaluna sciita”, pilastro di quell’Asse della Resistenza che rappresenta il principale bastione antagonista agli interessi imperialisti nel Medio Oriente, si è rotta. Significa che la profondità strategica e le capacità di rifornimento della Resistenza, Libanese e Palestinese, subisce un duro colpo. Significa che da oggi quelle masse arabe che stanno resistendo sotto i colpi dell’aggressione sionista da anni, sono più isolate. Questo è il dato che pesa maggiormente. La Repubblica Araba Siriana e la sua “vittoria temporanea” sul tentativo di regime change orchestrato dagli Usa, nel 2015, avevano aperto uno spartiacque tra le operazioni di esportazioni della democrazia a stelle e strisce. Anche su questa base la resistenza antimperialista in Medio Oriente era riuscita ad accumulare forze e capacità per mettere in seria difficoltà il nemico sionista e yankee, come ha dimostrano l’Operazione Diluvio di Al Aqsa.
Con la caduta della Repubblica Araba di Siria siamo difronte alla prima vittoria sul campo degli Usa e dei sionisti. Questa apre la strada ad un aggravarsi della regionalizzazione del conflitto tanto auspicato da Tel Aviv che mette nel mirino Hezbollah, Iran, Yemen, ecc. e che oggi vede un suo pezzo fondamentale venir meno.
Chi pensa che la caduta di Assad ci consegnerà una Siria libera e pacificata sbaglia. Quanto avvenuto in Afghanistan, Iraq, Libia e Ucraina dopo gli interventi imperialisti e le “rivoluzioni colorate” parla chiaro.
🔻 Avvoltoi e iene oggi festeggiano su Damasco. Siamo sicuri che il popolo siriano, che tanto sangue ha dovuto versare per difendere il proprio diritto all’autodeterminazione e all’integrità del proprio territorio non chinerà mai la testa e troverà nuove forze e nuove vie per scrivere ancora pagine di resistenza e liberazione.
🔥 Bando al pessimismo, rilanciamo la lotta contro la guerra imperialista, al fianco della resistenza dei popoli! 🔥
Antitesi - organizzazione comunista
🔎 https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/avvoltoi-e-iene-su-damasco/
👉 https://www.instagram.com/p/DDW4QHYirfj/?img_index=9&igsh=OTk2MDBpNDNhbjU5
🔎 Il dato principale che possiamo trarre è che la “mezzaluna sciita”, pilastro di quell’Asse della Resistenza che rappresenta il principale bastione antagonista agli interessi imperialisti nel Medio Oriente, si è rotta. Significa che la profondità strategica e le capacità di rifornimento della Resistenza, Libanese e Palestinese, subisce un duro colpo. Significa che da oggi quelle masse arabe che stanno resistendo sotto i colpi dell’aggressione sionista da anni, sono più isolate. Questo è il dato che pesa maggiormente. La Repubblica Araba Siriana e la sua “vittoria temporanea” sul tentativo di regime change orchestrato dagli Usa, nel 2015, avevano aperto uno spartiacque tra le operazioni di esportazioni della democrazia a stelle e strisce. Anche su questa base la resistenza antimperialista in Medio Oriente era riuscita ad accumulare forze e capacità per mettere in seria difficoltà il nemico sionista e yankee, come ha dimostrano l’Operazione Diluvio di Al Aqsa.
Con la caduta della Repubblica Araba di Siria siamo difronte alla prima vittoria sul campo degli Usa e dei sionisti. Questa apre la strada ad un aggravarsi della regionalizzazione del conflitto tanto auspicato da Tel Aviv che mette nel mirino Hezbollah, Iran, Yemen, ecc. e che oggi vede un suo pezzo fondamentale venir meno.
Chi pensa che la caduta di Assad ci consegnerà una Siria libera e pacificata sbaglia. Quanto avvenuto in Afghanistan, Iraq, Libia e Ucraina dopo gli interventi imperialisti e le “rivoluzioni colorate” parla chiaro.
🔻 Avvoltoi e iene oggi festeggiano su Damasco. Siamo sicuri che il popolo siriano, che tanto sangue ha dovuto versare per difendere il proprio diritto all’autodeterminazione e all’integrità del proprio territorio non chinerà mai la testa e troverà nuove forze e nuove vie per scrivere ancora pagine di resistenza e liberazione.
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Forwarded from CPC Levante - Antitesi Padova 🔥
Pubblichiamo alcuni estratti dell'articolo "Sull'intelligenza artificiale: utopia positivista, distopia di guerra" in occasione della presentazione di venerdì 13/12.
👉 Clicca sul link per visualizzare il post
https://www.instagram.com/p/DDZWI2loyo1/?igsh=MTN2cGdtbXp4N29jMw==
👉 Leggi l'articolo completo su
https://antitesirivista.org/antitesi/17/controrivoluzione-ed-egemonia-di-classe/sull-intelligenza-artificiale/
Ti aspettiamo! ✊🔥
📅 Venerdì 13 Dicembre
🕧 Alle ore 19:30
📍al circolo @ilpicchetto
- Galleria Ognissanti 8, Portello, PD -
Presso il circolo sono in distribuzione anche l'ultimo numero della rivista e tutti gli altri materiali di @antitesi_larivista
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Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
🔻 "Il capitalismo non è altro che una barbarie, onore a tutti coloro che si oppongono ad esso nella diversità delle loro espressioni!
Insieme e solo insieme vinceremo!
La Palestina vivrà e la Palestina vincerà sicuramente!" 🔻
🔎 È uscito il nuovo inserto del numero 17 su George Abdallah a cura della redazione della rivista Antitesi, lo potete trovare prendendo la vostra copia cartacea della rivista nei vari punti di distribuzione.
📍 Catania - Comitato Popolare Graziella Giuffrida, Via Vittorio Emanuele 436
📍 Firenze - Spazio autogestito Novoli D5, Polo di Novoli
📍 Mestre - Collettivo Tuttinpiedi, Piazzetta Canova 1
📍 Milano - Associazione Revdar, Via Quinto Romano 17
📍 Padova - Biblioteca Stellarossa , Galleria Ognissanti 8
📍 Sesto San Giovanni - Spazio Magenta 20099, Via Magenta 117
Potete trovare nuovi e vecchi numeri anche a Trieste, Genova, Torino, Vicenza, Roma e Bologna scrivendo ad antitesi@inventati.org
👉 https://www.instagram.com/p/DDrHoe0i_nK/?igsh=MXg5cmJxODI2OTB2MQ==
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Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
La proposta di legge Bernini (Ddl 1240) rappresenta un ulteriore attacco all'università. Anche se in apparenza sembra colpire solo una categoria specifica – i precari e le precarie con contratti post-dottorato – le conseguenze della riforma, qualora approvata, saranno generalizzate. La stessa ministra, inoltre, ha già annunciato la volontà di approvare ulteriori provvedimenti di “riforma” più estesi dell’università.
Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
🚩 NUOVE FIGURE CONTRATTUALI: PIÙ PRECARIETÀ, MENO TUTELE
Il Ddl Bernini prevede nuove figure contrattuali ancora più precarie di quelle già esistenti. La strategia è la stessa già applicata al mondo del lavoro con il pacchetto Treu e la legge Biagi: diversificare in un gioco a ribasso le tipologie contrattuali per mettere in competizione tra loro precari e precarie, tagliando su diritti e salari. Al posto degli aboliti assegni di ricerca, eredità della riforma Gelmini, sono previsti, in ordine di “valore”: i contratti post-doc, borse di assistenza all'attività di ricerca senior e junior, l’istituzione del professore aggiunto e collaborazioni studentesche alla ricerca. Come espressamente annunciato nel testo del Ddl, il provvedimento è “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Quindi, saranno le figure più precarie e peggio retribuite ad “accogliere” il maggior numero di contratti, a discapito delle tipologie contrattuali a prima vista con più “garanzie”. In questo senso, il taglio di circa 700 milioni di euro tra la diminuzione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) dell’università e quanto previsto nella legge di bilancio aggraverà le conseguenze del Ddl Bernini. Oltre a ciò, questa decisione esprime molto chiaramente l’indirizzo politico del governo Meloni in materia di finanziamento all'università e alla ricerca.
Il Ddl Bernini prevede nuove figure contrattuali ancora più precarie di quelle già esistenti. La strategia è la stessa già applicata al mondo del lavoro con il pacchetto Treu e la legge Biagi: diversificare in un gioco a ribasso le tipologie contrattuali per mettere in competizione tra loro precari e precarie, tagliando su diritti e salari. Al posto degli aboliti assegni di ricerca, eredità della riforma Gelmini, sono previsti, in ordine di “valore”: i contratti post-doc, borse di assistenza all'attività di ricerca senior e junior, l’istituzione del professore aggiunto e collaborazioni studentesche alla ricerca. Come espressamente annunciato nel testo del Ddl, il provvedimento è “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Quindi, saranno le figure più precarie e peggio retribuite ad “accogliere” il maggior numero di contratti, a discapito delle tipologie contrattuali a prima vista con più “garanzie”. In questo senso, il taglio di circa 700 milioni di euro tra la diminuzione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) dell’università e quanto previsto nella legge di bilancio aggraverà le conseguenze del Ddl Bernini. Oltre a ciò, questa decisione esprime molto chiaramente l’indirizzo politico del governo Meloni in materia di finanziamento all'università e alla ricerca.
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🚩 LA PIRAMIDE DELLO SFRUTTAMENTO
Tra le figure più precarie previste dal Ddl emerge il professore aggiunto. Figura caratterizzata da “grande flessibilità”, con chiamata diretta da parte degli atenei (decreto rettorale) e con contratti che possono avere anche durata di solo tre mesi. Il professore aggiunto altro non è che un’ulteriore estensione delle esistenti docenze a contratto, istituto iper-precario che copre già migliaia di corsi in tutta Italia. Il docente a contratto, infatti, non ha nessuna garanzia di stabilizzazione e viene retribuito con compensi da fame, percepiti peraltro solo per le singole ore di didattica e non per il tempo impiegato per tutte le mansioni aggiuntive del lavoro di docente ( ex. preparare i materiali, a svolgere gli esami, a effettuare i ricevimenti con gli studenti, a seguire eventuali tesisti, a partecipare a sessioni di laurea, etc.) Alla base della piramide di sfruttamento proposta dalla ministra Bernini ci sono le collaborazioni studentesche alla ricerca. Se a un primo sguardo possono apparire un’opportunità da cogliere per giovani studenti, in realtà nascondono chiari meccanismi di sfruttamento: i contratti sono a ore (massimo 200 per anno accademico) e sottopagati. Attività che dovrebbero essere coperte da contratti stabili e adeguati vengono affidate a istituti iperprecari, svendendo la qualità della ricerca. A svolgere mansioni di ricerca saranno quindi “nuovi” studenti, pagati peggio rispetto a chi svolgeva le medesime attività in precedenza. Ad essere colpito direttamente dal Ddl Bernini è anche, quindi, il corpo studentesco.
Tra le figure più precarie previste dal Ddl emerge il professore aggiunto. Figura caratterizzata da “grande flessibilità”, con chiamata diretta da parte degli atenei (decreto rettorale) e con contratti che possono avere anche durata di solo tre mesi. Il professore aggiunto altro non è che un’ulteriore estensione delle esistenti docenze a contratto, istituto iper-precario che copre già migliaia di corsi in tutta Italia. Il docente a contratto, infatti, non ha nessuna garanzia di stabilizzazione e viene retribuito con compensi da fame, percepiti peraltro solo per le singole ore di didattica e non per il tempo impiegato per tutte le mansioni aggiuntive del lavoro di docente ( ex. preparare i materiali, a svolgere gli esami, a effettuare i ricevimenti con gli studenti, a seguire eventuali tesisti, a partecipare a sessioni di laurea, etc.) Alla base della piramide di sfruttamento proposta dalla ministra Bernini ci sono le collaborazioni studentesche alla ricerca. Se a un primo sguardo possono apparire un’opportunità da cogliere per giovani studenti, in realtà nascondono chiari meccanismi di sfruttamento: i contratti sono a ore (massimo 200 per anno accademico) e sottopagati. Attività che dovrebbero essere coperte da contratti stabili e adeguati vengono affidate a istituti iperprecari, svendendo la qualità della ricerca. A svolgere mansioni di ricerca saranno quindi “nuovi” studenti, pagati peggio rispetto a chi svolgeva le medesime attività in precedenza. Ad essere colpito direttamente dal Ddl Bernini è anche, quindi, il corpo studentesco.
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🚩 TAGLI E PRECARIETÀ: UNA POLITICA DI LUNGO PERIODO
È da sottolineare come il Ddl Bernini non venga dal nulla, ma da decenni di tagli e precarietà per l’università, condotti allo stesso modo da governi di destra e di sinistra, affiancati da esternalizzazioni dei servizi e accordi con i privati. L’ultima riforma in ordine di tempo, approvata dal governo Draghi e presentata dal Partito Democratico, prevede l’abolizione degli assegni di ricerca e l’istituzione solo sulla carta di un nuovo contratto di ricerca “più tutelato” e del ricercatore in “tenure track” (RTT), facendo però il tutto senza finanziamenti “aggiuntivi”. Tale riforma provoca pertanto un oggettivo peggioramento delle condizioni di lavoro di ricercatori e ricercatrici, “dirottando” anch’essa (in assenza di nuovi fondi e allo stesso modo del Ddl Bernini) la quasi totalità dei precari della ricerca a condizioni contrattuali peggiorative rispetto al passato (es. borse di ricerca, collaborazioni esterne/occasionali ecc.). Contro questa riforma è sorto un forte movimento di protesta in tutta Italia, Re-strike. Anche grazie alla mobilitazione sono quantomeno state ottenute ripetute proroghe dei vecchi assegni di ricerca, l’ultima in scadenza il 31/12/2024. Dopo quest’ultima data, in attesa di una nuova riforma, le uniche figure di ricerca possibili saranno RTT e contratti di ricerca e, allo stato attuale delle cose, alla scadenza degli assegni, senza una rapida immissione di nuovi fondi avverrà un’espulsione di massa di ricercatori e ricercatrici dall’università.
È da sottolineare come il Ddl Bernini non venga dal nulla, ma da decenni di tagli e precarietà per l’università, condotti allo stesso modo da governi di destra e di sinistra, affiancati da esternalizzazioni dei servizi e accordi con i privati. L’ultima riforma in ordine di tempo, approvata dal governo Draghi e presentata dal Partito Democratico, prevede l’abolizione degli assegni di ricerca e l’istituzione solo sulla carta di un nuovo contratto di ricerca “più tutelato” e del ricercatore in “tenure track” (RTT), facendo però il tutto senza finanziamenti “aggiuntivi”. Tale riforma provoca pertanto un oggettivo peggioramento delle condizioni di lavoro di ricercatori e ricercatrici, “dirottando” anch’essa (in assenza di nuovi fondi e allo stesso modo del Ddl Bernini) la quasi totalità dei precari della ricerca a condizioni contrattuali peggiorative rispetto al passato (es. borse di ricerca, collaborazioni esterne/occasionali ecc.). Contro questa riforma è sorto un forte movimento di protesta in tutta Italia, Re-strike. Anche grazie alla mobilitazione sono quantomeno state ottenute ripetute proroghe dei vecchi assegni di ricerca, l’ultima in scadenza il 31/12/2024. Dopo quest’ultima data, in attesa di una nuova riforma, le uniche figure di ricerca possibili saranno RTT e contratti di ricerca e, allo stato attuale delle cose, alla scadenza degli assegni, senza una rapida immissione di nuovi fondi avverrà un’espulsione di massa di ricercatori e ricercatrici dall’università.
Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
🚩 L’UNIVERSITÀ: TASSELLO FONDAMENTALE NELLO STATO DI GUERRA
La precarizzazione crescente e la diversificazione selvaggia dei contratti di chi fa ricerca, promossa dal Ddl Bernini e auspicata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), rappresentano una ristrutturazione selvaggia dell’intero sistema universitario. Questo vuol dire, ad esempio, il peggioramento delle condizioni di lavoro nella didattica, oltre che nella stessa ricerca. Inoltre, figure sempre più ricattabili, oltre all’indipendenza economica vedono sempre più minata la loro autonomia di pensiero nel potersi esprimere criticamente. Ciò appare ancor più grave nel contesto odierno di guerra imperialista su scala internazionale che vede anche il nostro paese coinvolto e schierato nel blocco occidentale. Lo stato di guerra, infatti, non si limita al conflitto armato sui fronti esterni, ma si manifesta anche attraverso dispositivi di controllo e repressione interni, come il Ddl “sicurezza”, volti a sopprimere ogni forma di dissenso sociale. E, naturalmente, l’università non si può sottrarre dal suo ruolo funzionale e fondamentale nella preparazione della guerra. L’incremento di finanziamenti alla ricerca di industrie belliche, come Leonardo-Finmeccanica, e le collaborazioni con università “israeliane” — che continuano nonostante il genocidio in corso a Gaza e le mobilitazioni di solidarietà accademica con la Palestina — sono esempi emblematici. Inoltre, la ricerca in tecnologie dual use, al confine tra utilizzi civili e militari, è ormai normalizzata, trasformando l’università in un laboratorio permanente per le guerre imperialiste.
🔎 La precarizzazione del lavoro accademico non è solo uno strumento di controllo, ma anche un dispositivo di esclusione sociale. Rendere i contratti post-dottorato sempre più instabili significa rendere ancor più elitario l’accesso al lavoro di ricerca e alla docenza universitaria, intensificando le discriminanti di classe. Soltanto chi ha una determinata provenienza sociale può “permettersi” di trascorrere anni senza un reddito fisso e con impieghi a intermittenza, mentre chi non lo può fare è costretto a cercarsi un altro lavoro e quindi essere espulso dall’accademia. La scelta di rendere più sempre più elitario il lavoro culturale è un processo che da decenni coinvolge anche l’accesso all’insegnamento scolastico. Ultima in ordine di tempo è la riforma Bianchi (2022), che ha previsto l’istituzione di corsi obbligatori (60 cfu) dal costo di 2000-2500 euro per poter abilitarsi in ogni classe di concorso, peraltro erogati dalle università. La logica è chiara: mentre si aumentano le spese militari, si tagliano i fondi pubblici all’istruzione e si impongono barriere di classe all’accesso al sapere e al lavoro culturale. Questo è un progetto coerente con un sistema che subordina ogni settore della società, incluso quello della ricerca universitaria, alle esigenze del capitale e della guerra. Tuttavia, di fronte a questa situazione i ricercatori e le ricercatrici hanno scelto di non stare a guardare. In diverse città d’Italia sono sorte Assemblee precarie e gruppi contro il Ddl Bernini, a cui invitiamo a partecipare, che hanno già messo in campo diverse azioni di protesta. Un successivo passaggio dovrà essere il coinvolgimento della componente studentesca e di tutti i lavoratori e le lavoratrici dell'università per creare una forte opposizione ai progetti di “riforma” del governo Meloni.
🚩 L’UNICA STRADA POSSIBILE È L’UNITÀ NELLA LOTTA! 🚩
🚩 BASTA PRECARIETÀ NELL’UNIVERSITÀ!
NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA! 🚩
Antitesi - Organizzazione Comunista
👉 https://www.instagram.com/p/DD62wdTiSvn/?igsh=M2V4d3Q5aDNkOGU3
La precarizzazione crescente e la diversificazione selvaggia dei contratti di chi fa ricerca, promossa dal Ddl Bernini e auspicata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), rappresentano una ristrutturazione selvaggia dell’intero sistema universitario. Questo vuol dire, ad esempio, il peggioramento delle condizioni di lavoro nella didattica, oltre che nella stessa ricerca. Inoltre, figure sempre più ricattabili, oltre all’indipendenza economica vedono sempre più minata la loro autonomia di pensiero nel potersi esprimere criticamente. Ciò appare ancor più grave nel contesto odierno di guerra imperialista su scala internazionale che vede anche il nostro paese coinvolto e schierato nel blocco occidentale. Lo stato di guerra, infatti, non si limita al conflitto armato sui fronti esterni, ma si manifesta anche attraverso dispositivi di controllo e repressione interni, come il Ddl “sicurezza”, volti a sopprimere ogni forma di dissenso sociale. E, naturalmente, l’università non si può sottrarre dal suo ruolo funzionale e fondamentale nella preparazione della guerra. L’incremento di finanziamenti alla ricerca di industrie belliche, come Leonardo-Finmeccanica, e le collaborazioni con università “israeliane” — che continuano nonostante il genocidio in corso a Gaza e le mobilitazioni di solidarietà accademica con la Palestina — sono esempi emblematici. Inoltre, la ricerca in tecnologie dual use, al confine tra utilizzi civili e militari, è ormai normalizzata, trasformando l’università in un laboratorio permanente per le guerre imperialiste.
🔎 La precarizzazione del lavoro accademico non è solo uno strumento di controllo, ma anche un dispositivo di esclusione sociale. Rendere i contratti post-dottorato sempre più instabili significa rendere ancor più elitario l’accesso al lavoro di ricerca e alla docenza universitaria, intensificando le discriminanti di classe. Soltanto chi ha una determinata provenienza sociale può “permettersi” di trascorrere anni senza un reddito fisso e con impieghi a intermittenza, mentre chi non lo può fare è costretto a cercarsi un altro lavoro e quindi essere espulso dall’accademia. La scelta di rendere più sempre più elitario il lavoro culturale è un processo che da decenni coinvolge anche l’accesso all’insegnamento scolastico. Ultima in ordine di tempo è la riforma Bianchi (2022), che ha previsto l’istituzione di corsi obbligatori (60 cfu) dal costo di 2000-2500 euro per poter abilitarsi in ogni classe di concorso, peraltro erogati dalle università. La logica è chiara: mentre si aumentano le spese militari, si tagliano i fondi pubblici all’istruzione e si impongono barriere di classe all’accesso al sapere e al lavoro culturale. Questo è un progetto coerente con un sistema che subordina ogni settore della società, incluso quello della ricerca universitaria, alle esigenze del capitale e della guerra. Tuttavia, di fronte a questa situazione i ricercatori e le ricercatrici hanno scelto di non stare a guardare. In diverse città d’Italia sono sorte Assemblee precarie e gruppi contro il Ddl Bernini, a cui invitiamo a partecipare, che hanno già messo in campo diverse azioni di protesta. Un successivo passaggio dovrà essere il coinvolgimento della componente studentesca e di tutti i lavoratori e le lavoratrici dell'università per creare una forte opposizione ai progetti di “riforma” del governo Meloni.
🚩 L’UNICA STRADA POSSIBILE È L’UNITÀ NELLA LOTTA! 🚩
🚩 BASTA PRECARIETÀ NELL’UNIVERSITÀ!
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📻 TIGRI DI CARTA - QUALE FUTURO IN SIRIA?
🔻 Siria: il futuro incerto tra avvoltoi imperialisti e autodeterminazione del popolo siriano. La caduta del governo di Assad in Siria ha ricadute importanti su più livelli: dal piano interno, rispetto ai diversi interessi che animano i gruppi oggi subentrati al potere; al piano che riguarda i diversi appetiti che eccitano le potenze imperialiste, sia quelle con mire globali, come gli USA, sia quelle che puntano all’egemonia territoriale, come Turchia e Israele. Su questo ci confrontiamo nel nuovo podcast di Tigri di Carta, senza la pretesa di essere esaustivi ma con l’auspicio di dare spunti per riflettere.
👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-quale-futuro-in-siria/
🔻 Siria: il futuro incerto tra avvoltoi imperialisti e autodeterminazione del popolo siriano. La caduta del governo di Assad in Siria ha ricadute importanti su più livelli: dal piano interno, rispetto ai diversi interessi che animano i gruppi oggi subentrati al potere; al piano che riguarda i diversi appetiti che eccitano le potenze imperialiste, sia quelle con mire globali, come gli USA, sia quelle che puntano all’egemonia territoriale, come Turchia e Israele. Su questo ci confrontiamo nel nuovo podcast di Tigri di Carta, senza la pretesa di essere esaustivi ma con l’auspicio di dare spunti per riflettere.
👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-quale-futuro-in-siria/
📻 TIGRI DI CARTA - QUALE RUOLO GIOCA L'ITALIA NELL'IMPERIALISMO DI GUERRA?
🔻 Mentre lo scontro tra i Paesi imperialisti atlantisti e il polo concorrente legato a Cina e Russia si consuma su diversi fronti, sia economici che militari; il governo Meloni, sulla scia dei predecessori, si ancora al carro di Washington per garantirsi le briciole di una partita che ci fa scivolare, giorno dopo giorno, verso la terza guerra mondiale.
👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-quale-ruolo-gioca-litalia-nel-multipolarismo-di-guerra/
🔻 Mentre lo scontro tra i Paesi imperialisti atlantisti e il polo concorrente legato a Cina e Russia si consuma su diversi fronti, sia economici che militari; il governo Meloni, sulla scia dei predecessori, si ancora al carro di Washington per garantirsi le briciole di una partita che ci fa scivolare, giorno dopo giorno, verso la terza guerra mondiale.
👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-quale-ruolo-gioca-litalia-nel-multipolarismo-di-guerra/
📻 TIGRI DI CARTA - L' AFRICA SI RIBELLA
🔻 I fari dei media occidentali si sono spenti sull’Africa dopo che i colpi di Stato in Mali, Burkina Faso e Niger hanno messo in discussione la presenza storica dell’imperialismo francese nell’area sub-sahariana. In questa puntata di Tigri di Carta riflettiamo sul protagonismo dei popoli africani che prendono voce per rivendicare la propria autodeterminazione nel quadro dello scontro tra i diversi Paesi imperialisti che mirano a imporre i propri interessi e la propria egemonia in Africa. Ne parliamo con Emiliano, un compagno che lavora da due anni in una ONG che opera in Burkina Faso, Mali e Niger nel settore sanitario.
👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-lafrica-si-ribella/
🔻 I fari dei media occidentali si sono spenti sull’Africa dopo che i colpi di Stato in Mali, Burkina Faso e Niger hanno messo in discussione la presenza storica dell’imperialismo francese nell’area sub-sahariana. In questa puntata di Tigri di Carta riflettiamo sul protagonismo dei popoli africani che prendono voce per rivendicare la propria autodeterminazione nel quadro dello scontro tra i diversi Paesi imperialisti che mirano a imporre i propri interessi e la propria egemonia in Africa. Ne parliamo con Emiliano, un compagno che lavora da due anni in una ONG che opera in Burkina Faso, Mali e Niger nel settore sanitario.
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Dalle 18.45 circa su 🔗 www.diretta.radiazione.org live l'iniziativa promossa dal CPC Levante - Antitesi Padova "SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE" presentazione dell'articolo di antitesi n.17 🔥
Rigiriamo il podcast della registrazione della presentazione dell'articolo "Sull'intelligenza artificiale - utopia positivista, distopia di guerra" dall'ultimo numero della rivista Antitesi (n.17 ottobre 2024).
➡️ Ascolta il podcast della presentazione🎙️
➡️ Leggi l'articolo intero 📑
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Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
Sono uscite le Note di Fase n. 33!
Leggi il testo completo sul nostro sito - https://antitesirivista.org/note-di-fase/33/
Oppure vieni a prenderne una copia nei nostri punti di distribuzione:
📍 Catania - Comitato di Solidarietà Popolare Graziella Giuffrida, Via Vittorio Emanuele 436
📍 Firenze - Spazio Autogestito D5, Polo di Novoli
📍 Mestre - Tuttinpiedi, Piazzetta Canova 1
📍 Milano - Revdar, Via Quinto Romano 17
📍 Padova - Biblioteca Stella Rossa, Galleria Ognissanti 8
📍 Sesto San Giovanni - Spazio Magenta, Via Magenta 117
Potete trovare le Note di Fase e i numeri della rivista anche a Trieste, Genova, Torino, Roma, Vicenza e Bologna scrivendo ad antitesi@inventati.org
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🔻 Oggi tutto sembra sul punto di crollare: un'economia in frantumi, disugaglianze che crescono, sempre più fronti di guerra. Il futuro è un'incognita, ma ogni crisi porta opportunità di cambiamento. Radiazione presenta:
📻 CRASH. Storie di guerra in background.
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👉 ASCOLTA IL PODCAST: https://radiazione.org/podcast/crash-storie-di-guerra-in-background/
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Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
⚡ RINVIATA A GIUGNO LA DECISIONE SULLA SCARCERAZIONE DI GEORGES IBRAHIM ABDALLAH! ⚡
Abbiamo appreso con rabbia la decisione della corte d'appello di Parigi di rinviare a giugno il pronunciamento sulla scarcerazione di Georges Ibrahim Abdallah, militante delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi, ostaggio dello Stato francese da 40 anni.
🔎 Georges è stato condannato all'ergastolo in un processo farsa, poiché ritenuto esecutore dell'eliminazioni di Charles Ray, addetto militare dell'ambasciata statunitense, e di Yacov Barsimantov, a capo del Mossad in Francia.
Abbiamo appreso con rabbia la decisione della corte d'appello di Parigi di rinviare a giugno il pronunciamento sulla scarcerazione di Georges Ibrahim Abdallah, militante delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi, ostaggio dello Stato francese da 40 anni.
🔎 Georges è stato condannato all'ergastolo in un processo farsa, poiché ritenuto esecutore dell'eliminazioni di Charles Ray, addetto militare dell'ambasciata statunitense, e di Yacov Barsimantov, a capo del Mossad in Francia.
Forwarded from Antitesi - Organizzazione Comunista
Secondo il diritto francese, sarebbe stato scarcerabile dal 1999, ma puntualmente, soprattutto per le pressioni statunitensi e sioniste, ogni istanza di liberazione è stata annullata anche per diretto intervento del governo. Anche stavolta gli imperialisti yankee sono entrati a gamba tesa nel procedimento di scarcerazione, pretendendo nientemeno che il risarcimento delle "vittime".
La sfacciataggine di questi boia è senza limiti, ma evidentemente pesa l'irriducibile rivendicazione da parte di Georges della sua identità di militante antimperialista e comunista. Dal carcere, egli ha sempre continuato a ritenersi parte integrante della resistenza popolare in Palestina e Libano contro l'aggressione sionista.
🔥Oggi in Palestina, grazie ai rapporti di forza conquistati dalla Resistenza, la questione dei prigionieri assume un ruolo centrale nella lotta di liberazione. La figura di Georges rappresenta la stessa questione nel cuore della "civile" Europa, complice dell'entità sionista e promotrice della guerra imperialista globale. 🔥
🚩 Teniamo alta l'attenzione su Georges Ibrahim Abdallah, rivendichiamo il suo essere parte della lotta per la liberazione della Palestina!
Il suo esempio, così come quello della Resistenza Palestinese e Libanese, ci indica il sentiero della vittoria rivoluzionaria!
🚩 Con Georges, con la Palestina, con il Libano, fino alla vittoria!
Antitesi - Organizzazione comunista
👉 post su Ig: https://www.instagram.com/p/DGVUhwJtxxR/?img_index=1
👉 leggi sul sito: https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/rinviata-a-giugno-la-decisione-sulla-scarcerazione-di-georges-ibrahim-abdallah/
La sfacciataggine di questi boia è senza limiti, ma evidentemente pesa l'irriducibile rivendicazione da parte di Georges della sua identità di militante antimperialista e comunista. Dal carcere, egli ha sempre continuato a ritenersi parte integrante della resistenza popolare in Palestina e Libano contro l'aggressione sionista.
🔥Oggi in Palestina, grazie ai rapporti di forza conquistati dalla Resistenza, la questione dei prigionieri assume un ruolo centrale nella lotta di liberazione. La figura di Georges rappresenta la stessa questione nel cuore della "civile" Europa, complice dell'entità sionista e promotrice della guerra imperialista globale. 🔥
🚩 Teniamo alta l'attenzione su Georges Ibrahim Abdallah, rivendichiamo il suo essere parte della lotta per la liberazione della Palestina!
Il suo esempio, così come quello della Resistenza Palestinese e Libanese, ci indica il sentiero della vittoria rivoluzionaria!
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Antitesi - Organizzazione comunista
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