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🚩 Ma il popolo palestinese, con la sua Resistenza, ha già parlato da tempo: non se ne andrà.
Non si inginocchierà, non si arrenderà. Continuerà a lottare con fermezza, dimostrando al mondo intero, ancora una volta, che il nemico sionista, non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi.

Ed è per questo che più il nostro nemico si sente minacciato, più si fa feroce.
Ma non è solo Israele: è l’intero sistema imperialista occidentale che arma questa aggressione, da Washington all’Italia, complice di questo massacro.

🔻 La lotta per la Palestina non è separata dalla lotta globale contro l’imperialismo. Siamo al fianco del popolo palestinese, perché combattere il sionismo, significa combattere l’imperialismo, specialmente quello di casa nostra.
Ci stringiamo al fianco di tutti i popoli sotto attacco da parte dell’entità sionista, al fianco della Resistenza in Palestina, in Yemen, in Libano e in tutto il Medio Oriente.

Combattere il sionismo significa combattere l’imperialismo!
Ci vediamo in piazza nelle diverse città e alla mobilitazione nazionale del 12 aprile a Milano!
Resistere per Vincere!

Antitesi – Organizzazione comunista

👉 https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/la-resistenza-non-si-pieghera-con-la-palestina-fino-alla-vittoria/
L'ASSALTO AL CIELO - Una serie di podcast sulle lotte Rivoluzionarie degli anni '70

📻 Ep.2 - ANNI '70: TRA RIVOLUZIONE E REAZIONE

👉 Ascolta il podcast: https://radiazione.org/podcast/pedro-vive-nella-prospettiva-rivoluzionaria-1985-2025/
ASCOLTA TIGRI DI CARTA

🔻 Come è cambiata la strategia USA con la presidenza Trump

🎙️Dalle dichiarazioni su Canada e Messico, ai dazi a danno di Europa e Cina, allo scontro sul piano tecnologico, la presidenza Trump segna un cambiamento di marcia dell’imperialismo statunitense nel contesto del multipolarismo di guerra. Ne discutiamo insieme ai compagni del Centro di Documentazione anti-imperialista Olga Benario di Milano.

👉 CLICCA QUI: https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-come-e-cambiata-la-strategia-usa-con-la-presidenza-trump/
🔻 LA RESISTENZA NON SI PIEGHERÀ
12 aprile tutti in piazza: con la Palestina fino alla vittoria!


L’entità sionista ha infranto la tregua con il fragore della distruzione, promettendo rovina e cenere su Gaza, giurando annientamento se la Resistenza oserà ancora esistere. Il loro obiettivo non è solo la guerra: è la pace dei cimiteri, necessità del progetto coloniale sionista per continuare ad esistere.
Hanno stracciato l’accordo di cessate il fuoco per attuare il loro disegno più feroce: deportare, sfollare, spezzare il legame tra il popolo palestinese e la sua terra. Vogliono fare di Gaza un deserto invivibile, una prigione senz’aria, lasciando ai palestinesi due sole scelte: la morte o l’esilio.
🚩 Ma il popolo palestinese, con la sua Resistenza, ha già parlato da tempo: non se ne andrà, non si inginocchierà, non si arrenderà. Continuerà a lottare con fermezza, dimostrando al mondo intero, ancora una volta, che il nemico sionista non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi.
Per questo il nemico si sente minacciato e attacca ancora più ferocemente. Non è solo Israele: l’intero sistema imperialista occidentale è complice di questo massacro.

Trai principali complici anche l’Italia che svolge un ruolo fondamentale di supporto economico e militare all’entità sionista. Spinta dai venti della terza guerra mondiale, la classe dominante italiana si riarma, si prepara allo scontro e solidifica il proprio legame vitale con l’imperialismo occidentale a guida Usa. Il tutto con i nostri soldi e a scapito della spesa sociale.

Ma i padroni temono le masse e quindi affilano le lame anche sul fronte interno, puntando ad una pacificazione forzata, dai quartieri alle scuole fino ai posti di lavoro. Proprio l’incombenza della guerra, con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita delle masse, pone la necessità di aumentare la repressione e sviluppare politiche antiproletarie, come il disegno di legge 1660 e l’ampliamento delle zone rosse in varie città italiane.

🚩 È quindi necessario per noi lottare qui contro la guerra e contro le sue ricadute di classe, avendo chiaro che combattere il nostro imperialismo significa combattere anche i suoi alleati.
E lottiamo al fianco del popolo palestinese e di tutti i popoli che subiscono la barbarie sionista, perché combattere il sionismo significa combattere l’imperialismo, primo fra tutti quello di casa nostra. La lotta per la Palestina è parte fondamentale dalla lotta globale contro l’imperialismo e la sua oppressione.

🚩 Il 12 aprile saremo in piazza a Milano per rivendicare il ruolo della Resistenza, per lottare contro il nostro imperialismo e per ribadire a gran voce che anche a casa nostra bisogna resistere per vincere.
Oggi resistere significa opporsi con qualunque mezzo all’aggravarsi della guerra interna.
Resistere oggi significa lottare contro l’avanzare della guerra imperialista in ogni campo.

Combattere il sionismo significa combattere l’imperialismo!
Il nemico è in casa nostra!
Resistere per Vincere!

Antitesi – Organizzazione comunista

👉
https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/la-resistenza-non-si-pieghera/
L'ASSALTO AL CIELO - Una serie di podcast sulle lotte Rivoluzionarie degli anni '70

📻 Ep.3 - BANDITE: DONNE E LOTTA RIVOLUZIONARIA NEGLI ANNI '70

👉 Ascolta il podcast: https://radiazione.org/podcast/pedro-vive-nella-prospettiva-rivoluzionaria-1985-2025/#pt.3
🔻 Note a caldo sul corteo del 12 aprile 🔻

Sabato una manifestazione importante ha attraversato Milano. Un corteo determinato e vivo che ha denunciato la rottura del cessate il fuoco da parte dell’entità sionista e la volontà di perpetuare il genocidio del popolo palestinese. Il corteo ha rivendicato, senza se e senza ma, l’unità del movimento di solidarietà con la Resistenza palestinese, riuscendo a legare la causa del popolo palestinese al generale piano di riarmo della borghesia imperialista occidentale e alla tendenza alla guerra.
🚩 La piazza di sabato ha inaugurato una primavera di lotta contro la guerra e al fianco dei popoli che resistono.

A Milano abbiamo anche visto l’inaugurazione del decreto legge sicurezza appena approvato e controfirmato da Mattarella. Una manovra che apre allo Stato di guerra che il governo italiano, come le altre formazioni occidentali, deve imporre per pacificare il fronte interno e prepararsi alla guerra su quello esterno.

Quella di sabato è stata la “prima” del nuovo modus operandi che ci aspetta nelle piazze. Gli sbirri si sono incuneati in mezzo alla manifestazione per prelevare compagni e compagne con una modalità che ricorda molto le piazze francesi, facendosi strada a suon di manganelli, per poi spezzare il corteo. Una parte è stata quindi isolata e circondata. Le cariche provocatorie e le manganellate non sono riuscite a disperdere la coda del corteo che, grazie alla determinazione di chi è rimasto in piazza, è riuscito a ripartire e sfilare fino all’Arco della Pace, raggiungendo la testa.

L’operazione degli sbirri è stata una dimostrazione di forza che ha voluto dare un segnale chiaro. Le “piazze” e le “manifestazioni” non sono zone franche o potremmo dire “liberate”, ma se vogliono entrano, bloccano, dividono e non fanno più avanzare. Vediamo il proseguo della dottrina che ha avuto il suo preludio nella manifestazione del 5 ottobre dello scorso anno a Roma: manifestazione vietata, poi autorizzata, rinchiusa forzatamente in una piazza e poi sgomberata con gli idranti. L’obiettivo degli sbirri, quindi del Ministero degli Interni, è ristabilire un rapporto di forza che restringa gli spazi di agibilità di piazza e che punti ad affermare chi ha il comando, senza lasciare spazio a nessuna mediazione.

🚩 Che fare? I tempi e le fasi cambiano e noi dobbiamo farci trovare all’altezza. Dobbiamo resistere allo Stato di guerra rispondendo alla paura e al terrore che voglio imporre, recuperando le pratiche di autodifesa degli spazi di agibilità che il movimento operaio e proletario ha sviluppato nei decenni. Lo slancio e la determinazione che la piazza ha dimostrato nel non farsi disperdere e nel ricompattarsi per arrivare unita all’Arco della Pace è il positivo dal quale partire per organizzarsi meglio e farsi trovare più preparati. Dobbiamo stare uniti e compatti rigettando fermamente la logica dei buoni e dei cattivi, prendendo coscienza e consapevolezza che la repressione del nemico non è un incidente ma parte integrante del processo di lotta.

🔻 Il popolo palestinese ci indica la strada: resistere oggi per vincere domani.

Antitesi – Organizzazione comunista

👉 https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/note-a-caldo-sul-corteo-del-12-aprile/
🚩 É uscito il nuovo numero della rivista Antitesi! 🚩

IL NEMICO È IN CASA NOSTRA!

👉 Leggi la presentazione del n. 18 della rivista sul nostro sito:
https://antitesirivista.org/antitesi-18/
🔎 Leggi l'editoriale sul nostro sito:
https://antitesirivista.org/editoriale/il-nemico-e-in-casa-nostra/


🔥 Scrivici per ordinare la tua copia, o vieni nei nostri punti di distribuzione:
📍Bergamo - Associazione di amicizia Bergamo - Palestina, via Marzanica 33
📍Catania - Comitato di Solidarietà Popolare Graziella Giuffrida, Via Vittorio Emanuele 436
📍Firenze - Spazio Autogestito D5, Polo di Novoli
📍Mestre - Tuttinpiedi, Piazzetta Canova 1
📍Milano - Revdar, Via Quinto Romano 17
📍Padova - Biblioteca Stella Rossa, Galleria Ognissanti 8
📍Sesto San Giovanni - Spazio Magenta, Via Magenta 117
📍Udine - Spazio autogestito, via dei Rubeis 43

Potete trovare la Rivista e molti altri materiali anche a Trieste, Genova, Torino, Roma, Vicenza e Bologna scrivendo ad antitesi@inventati.org

Antitesi - Organizzazione comunista
L'ASSALTO AL CIELO - Una serie di podcast sulle lotte Rivoluzionarie degli anni '70

📻 Ep.4 - IL FILO ROSSO: DAGLI ANNI '70 AD OGGI

👉 Ascolta il podcast: https://radiazione.org/podcast/pedro-vive-nella-prospettiva-rivoluzionaria-1985-2025/#pt.4
🚩 SÌ AI 5 REFERENDUM, MA NON BASTA:
L’UNICA STRADA È LA LOTTA! 🚩

L’8 e il 9 giugno si terranno i Referendum. Il voto prevede cinque quesiti abrogativi, quattro riguardanti la tematica del lavoro e uno sulla cittadinanza. Nello specifico i referendum vanno ad abrogare parti di leggi in vigore così da renderle inefficaci o riportarle alla scrittura precedente.
Quelle sul lavoro riguardano:
- le disposizioni sui licenziamenti illegittimi con l’effetto di reintrodurre le tutele dell’art. 18;
- un'estensione delle indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti;
- la reintroduzione di limiti nell’uso dei contratti a termine;
- l’abrogazione delle norme che deresponsabilizzano le aziende appaltatrici in materia di sicurezza sul lavoro.
Il referendum sulla cittadinanza invece prevede il dimezzamento da 10 a 5 anni della residenza legale in Italia per richiedere la cittadinanza.
🔎 I quesiti referendari sono tutti su tematiche di classe, questioni materiali che riguardano i lavoratori e i proletari, che entrano nel merito delle loro condizioni di vita, di ricattabilità, di sicurezza sul lavoro e di precariato.
L’esito di questo referendum quindi o andrà a beneficio delle masse popolari o della classe dominante, per questo, è giusto votare e votare SÌ a tutti i quesiti.

🚩 Ma attenzione: votare non basta.
I diritti non sono mai stati conquistati solo con il voto. La storia lo dimostra: lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, il diritto al divorzio e all’aborto sono arrivati dopo anni di lotte e mobilitazioni. Le vittorie passate, come le più recenti votazioni su acqua e servizi pubblici e la vittoria del “no” al referendum sulla riforma costituzionale, promossa dal governo Renzi, testimoniano ancora una volta che senza la mobilitazione popolare non si arriva al risultato.
Oggi come ieri, la lotta di classe è l’unica strada per difendere i nostri diritti e conquistarne di nuovi.
Che si vinca o si perda, per noi la via è una sola: lottare.

Nel nostro paese, per resistere allo stato di guerra, alla crisi industriale, ai licenziamenti e alla crescente repressione, gli esempi da seguire sono i lavoratori di Amazon in lotta per un contratto migliore, i portuali che ormai da anni bloccano le navi che trasportano armi, come i lavoratori precari dell’università che si mobilitano da mesi per i loro diritti e contro la guerra nel mondo accademico.
🔴 Anche i metalmeccanici in lotta per il rinnovo del Ccnl ci segnano la via, in gioco c’è molto più di un contratto: i padroni vogliono testare la resistenza che la classe operaia è in grado di organizzare, tutto in vista di una possibile guerra. Probabilmente i padroni insieme ai loro scagnozzi del governo aspettano proprio il dopo referendum per attaccare frontalmente i lavoratori contando sul fatto che non si raggiunga il quorum per ribadire chi comanda.
Per questo, non può essere un semplice voto a farci smettere di resistere davanti agli attacchi odierni e futuri, anzi è nostro compito rilanciare le lotte e con ancor più forza organizzare la resistenza per tornare a vincere.

Se si perde, si dovrà ribaltare il risultato mobilitandoci.
Se si vince, si dovranno comunque difendere i diritti acquisiti con le unghie e con i denti.

🚩 Voteremo SÌ, ma con la consapevolezza che non basta.
L’UNICA PROSPETTIVA È ORGANIZZARSI CONTRO QUESTO SISTEMA IN CRISI PER POTER REALMENTE VINCERE! 🚩

Antitesi - Organizzazione Comunista

👉https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/si-ai-5-referendum-ma-non-basta-lunica-strada-e-la-lotta/
🚩 È caduto un rivoluzionario, ne nasceranno altri cento!

Il 21 maggio scorso, nelle foreste di Abhujmad, nello Stato di Chhattisgrah, in India, il compagno Basavaraju (Nambala Keshava Rao), segretario generale del Partito Comunista dell’India (maoista) è caduto, assieme ad altri ventisei combattenti rivoluzionari, per mano delle forze del regime di Nuova Dehli. Le classi dominanti indiane stanno cantando vittoria, celebrando l’assassinio del “più pericoloso terrorista maoista” del paese, confermando così il valore di un eccezionale dirigente comunista, imprendibile da più di quarant’anni dalle forze reazionarie, rivoluzionario di prim’ordine nelle file del Partito, di cui divenne segretario generale nel 2018, caduto a settant’anni fianco a fianco a decine di altri eroici compagni.
🔎 L’operazione stragista che ha portato al martirio di Basavaraju è avvenuta nell’ambito della campagna Kagaar, lanciata dal governo Modi nel tentativo di annientare la guerra popolare guidata dal Pci (m) e condotta dall’Esercito Guerrigliero di Liberazione Popolare. Una campagna basata sul terrorismo di massa e supportata dalle forze dell’imperialismo statunitense e del sionismo “israeliano”. Si tratta di una nuova fase della guerra controinsurrezionale condotta dalle classi dominanti indiane, nel vano tentativo di pacificare il fronte interno. Ciò avviene mentre, sul fronte internazionale, esse dimostrano la loro natura guerrafondaia ed espansionista, scontrandosi militarmente, negli ultimi anni, prima con la Cina e recentemente con il Pakistan, allineandosi con gli Usa di Trump e collaborando a tutti i livelli con il regime genocida sionista. Un quadro reazionario nel quale si collocano anche gli interessi dell’imperialismo italiano, come dimostra la firma tra Modi e Meloni dell’accordo di collaborazione strategica per il quinquennio 2025-2029 e il progetto del corridoio Imec o “via del Cotone”, alternativo alla “via della Seta” cinese.

🚩 Porgiamo le nostre più sentite condoglianze ai compagni e alle masse popolari indiane, sicuri che dal sangue di Basavaraju la guerra popolare fiorirà ancora più forte, resistendo alla controrivoluzione fascista ed annientandola assieme al marcio regime di cui è espressione. Da parte nostra, continueremo a lottare per l’organizzazione e la causa rivoluzionaria qui nel nostro paese, puntando ad applicare creativamente il patrimonio del movimento comunista internazionale, con il grande contributo del maoismo indiano, della sua straordinaria storia e preziosa elaborazione politica, dalla rivolta di Naxalbari del 1967 ad oggi. Solo la lotta strenua di ogni reparto del movimento comunista contro il sistema imperialista e contro la propria sezione di borghesia dominante può ricostruire l’internazionalismo proletario.

🚩 Onore al compagno Basavaraju e a tutti i martiri della rivoluzione indiana!
Prendiamo esempio dai compagni indiani e dai reparti più avanzati del movimento comunista!
Pratichiamo l’internazionalismo lottando contro la nostra classe dominante!

Antitesi – Organizzazione Comunista

👉 https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/e-caduto-un-rivoluzionario-ne-nasceranno-altri-cento/
🚩 Solo la lotta può cambiare l'esistente.
Onore a chi ha combattuto per la libertà e chi ancora combatte per costruire un mondo migliore: senza più classi, guerre e sfruttamento.

Dalla Palestina all'Italia, dal 1945 al 2025, un solo grido: Rivoluzione! 🚩

Antitesi - Organizzazione Comunista
🚩 SÌ AI 5 REFERENDUM, MA NON BASTA:
L’UNICA STRADA È LA LOTTA! 🚩

L’8 e il 9 giugno si terranno i Referendum. Il voto prevede cinque quesiti abrogativi, quattro riguardanti la tematica del lavoro e uno sulla cittadinanza. Nello specifico i referendum vanno ad abrogare parti di leggi in vigore così da renderle inefficaci o riportarle alla scrittura precedente.
Quelle sul lavoro riguardano:
- le disposizioni sui licenziamenti illegittimi con l’effetto di reintrodurre le tutele dell’art. 18;
- un'estensione delle indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti;
- la reintroduzione di limiti nell’uso dei contratti a termine;
- l’abrogazione delle norme che deresponsabilizzano le aziende appaltatrici in materia di sicurezza sul lavoro.
Il referendum sulla cittadinanza invece prevede il dimezzamento da 10 a 5 anni della residenza legale in Italia per richiedere la cittadinanza.
🔎 I quesiti referendari sono tutti su tematiche di classe, questioni materiali che riguardano i lavoratori e i proletari, che entrano nel merito delle loro condizioni di vita, di ricattabilità, di sicurezza sul lavoro e di precariato.
L’esito di questo referendum quindi o andrà a beneficio delle masse popolari o della classe dominante, per questo, è giusto votare e votare SÌ a tutti i quesiti.

🚩 Ma attenzione: votare non basta.
I diritti non sono mai stati conquistati solo con il voto. La storia lo dimostra: lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, il diritto al divorzio e all’aborto sono arrivati dopo anni di lotte e mobilitazioni. Le vittorie passate, come le più recenti votazioni su acqua e servizi pubblici e la vittoria del “no” al referendum sulla riforma costituzionale, promossa dal governo Renzi, testimoniano ancora una volta che senza la mobilitazione popolare non si arriva al risultato.
Oggi come ieri, la lotta di classe è l’unica strada per difendere i nostri diritti e conquistarne di nuovi.
Che si vinca o si perda, per noi la via è una sola: lottare.

Nel nostro paese, per resistere allo stato di guerra, alla crisi industriale, ai licenziamenti e alla crescente repressione, gli esempi da seguire sono i lavoratori di Amazon in lotta per un contratto migliore, i portuali che ormai da anni bloccano le navi che trasportano armi, come i lavoratori precari dell’università che si mobilitano da mesi per i loro diritti e contro la guerra nel mondo accademico.
🔴 Anche i metalmeccanici in lotta per il rinnovo del Ccnl ci segnano la via, in gioco c’è molto più di un contratto: i padroni vogliono testare la resistenza che la classe operaia è in grado di organizzare, tutto in vista di una possibile guerra. Probabilmente i padroni insieme ai loro scagnozzi del governo aspettano proprio il dopo referendum per attaccare frontalmente i lavoratori contando sul fatto che non si raggiunga il quorum per ribadire chi comanda.
Per questo, non può essere un semplice voto a farci smettere di resistere davanti agli attacchi odierni e futuri, anzi è nostro compito rilanciare le lotte e con ancor più forza organizzare la resistenza per tornare a vincere.

Se si perde, si dovrà ribaltare il risultato mobilitandoci.
Se si vince, si dovranno comunque difendere i diritti acquisiti con le unghie e con i denti.

🚩 Voteremo SÌ, ma con la consapevolezza che non basta.
L’UNICA PROSPETTIVA È ORGANIZZARSI CONTRO QUESTO SISTEMA IN CRISI PER POTER REALMENTE VINCERE! 🚩

Antitesi - Organizzazione Comunista

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🚩 L'UNICA STRADA È LA LOTTA!

L'esito negativo dei referendum su lavoro e cittadinanza dell'8 e 9 giugno scorsi, dettato dal mancato raggiungimento dei quorum, ci porta a fare alcune riflessioni.

Partiamo dalla considerazione che anche se si fosse raggiunto il quorum e la vittoria dei Sì, questo non avrebbe assicurato un consolidamento delle conquiste delle lavoratrici e dei lavoratori. In questo sistema basato sullo sfruttamento, l'unica strada per difenderci e difendere i nostri diritti è la lotta di classe, i rapporti di forza che mettiamo in campo contro i piani dei padroni.
Ad ogni modo però, la vittoria nei referendum avrebbe rappresentato un beneficio nelle condizioni di vita e di lavoro delle masse ed una posizione più forte della nostra classe nella lotta contro padroni e governo.
La sconfitta referendaria invece cristallizza l'arretramento della classe e della lotta contro i padroni che, con i loro servi al governo, si sentiranno più forti e legittimati nell’attaccare le nostre condizioni di lavoro e di vita. Condizioni che attaccano per imporre i loro piani di lacrime e sangue sulle masse popolari, tanto più in questa situazione di sviluppo del militarismo e della tendenza alla guerra dispiegata su più fronti.

Padroni e governo hanno bisogno di una classe lavoratrice sempre più debole ed ubbidiente (volente o nolente) per portare avanti i piani di aumento delle spese militari (che hanno ormai raggiunto i 32 miliardi di euro all'anno) e di riarmo potenziati a livello europeo. Tutto a danno delle spese sociali per sanità, istruzione e servizi.

🔎 Sulla sconfitta dei referendum ha pesato prima di tutto il fatto che le stesse burocrazie sindacali-confederali e le forze politiche che li hanno sponsorizzati (Pd in testa) non sono credibili agli occhi delle masse popolari. Sono le forze responsabili dell'entrata in vigore del jobs act, che ha abolito di fatto l'articolo 18 e la difesa che questo prevedeva contro i licenziamenti ingiusti, dando così mano libera ai padroni nei rapporti di lavoro. Sono le forze che hanno sostenuto, attivamente o passivamente, le misure del governo Renzi e ancor prima quelle del governo Monti, fautore della legge Fornero sulle pensioni. Queste forze hanno tentato, attraverso il referendum, un'operazione di recupero del consenso tra le masse dei lavoratori, cercando di ricostruirsi una verginità fuori tempo massimo. L'operazione referendaria, che ha mobilitato più di 14 milioni di voti, vorrebbe costruire la base di massa di un “campo largo” che funzioni da opzione politica alternativa al governo attuale.

Inoltre, sulla sconfitta ha pesato anche la propaganda razzista delle forze reazionarie che hanno attaccato il contenuto del quesito sulla cittadinanza, declinato non come questione di classe ma in salsa diritto-umanista.

Il risultato referendario dimostra ancora una volta come le lavoratrici ed i lavoratori debbano lottare in maniera più determinata e autonoma dalle proprie burocrazie sindacali e dalle direzioni politiche riformiste. Ora la lotta deve continuare nelle mani della classe lavoratrice, per resistere alle politiche di austerità e dello Stato di guerra, per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro. E le occasioni e gli esempi da seguire non mancano!

🚩 Da anni le lotte dei lavoratori portuali, soprattutto genovesi, bloccano i trasporti di armi e in particolar modo gli spostamenti di armi verso l'Ucraina e verso l'entità sionista genocida della popolazione palestinese.

Una nuova occasione sarà la lotta nel settore metalmeccanico per il rinnovo del contratto: i padroni di Federmeccanica e Assistal hanno imposto la chiusura del tavolo di trattativa e i lavoratori metalmeccanici sono chiamati a rispondere e mobilitarsi con lo sciopero di otto ore di venerdì 20 giugno.

E, sempre il 20 giugno, altra occasione per rilanciare la lotta è lo sciopero generale indetto da alcuni sindacati di base contro l'economia di guerra e le spese militari.

🚩 La sconfitta del referendum non deve generare sfiducia e arretramento, bensì la consapevolezza che dobbiamo accumulare rapporti di forza più favorevoli e incisivi, che la lotta è l'unica via da perseguire, che nella resistenza contro i padroni, contro lo Stato e l'economia di guerra possiamo crescere e avanzare nella lunga marcia per buttare giù questo sistema di fame e sfruttamento!

Organizziamoci contro padroni e Stato di guerra!
Resistere per vincere!

Antitesi - Organizzazione Comunista

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