No sport-washing sionista: Fermiamo le ruote dell’occupazione israeliana!

Oggi a Tamburi Rossi abbiamo ospitato un compagno del Fronte Palestina di Padova, per parlare della decisione da parte degli organizzatori del Giro d’Italia di far partire la corsa di quest’anno da Israele e presentare la campagna nazionale “Fermiamo le ruote dell’occupazione israeliana!” in solidarietà con il popolo palestinese e contro l’operazione di sport-washing, che legittima l’oppressione israeliana e promuovere l’immagine del regime sionista in occidente. Durante l’intervista il compagno ci ha racconto che nella nostra zona è nato un comitato, Comitato del Nord-Est Freniamo le ruote dell’occupazione!, che raccoglie diverse realtà di varie città del Nord-Est e che si sta mobilitando per portare il contenuto della solidarità alla Palestina nelle tappe del Giro. Di seguito pubblichiamo l’appello prodotto da questo Comitato con l’invito alla diffusione e all’adesione.

Buon ascolto!

No Giro 19 marzo

FERMIAMO LE RUOTE DELL’OCCUPAZIONE SIONISTA.
ISRAELE MAGLIA NERA!

No allo sport-washing delle barbarie sioniste contro il Popolo Palestinese!
No alla partenza del Giro d’Italia 2018 in Israele!

Il Giro d’Italia del 2018 inizierà con le prime tre tappe da Israele: partenza da Gerusalemme il 4 maggio, seconda tappa Haifa /Tel Aviv, la terza tappa attraverserà il Naqab (Negev).

Come spiegare la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme?

La ragione ufficiale riguarda la volontà di dedicare questa edizione del Giro alla memoria di Gino Bartali, il cui nome è stato impresso sul muro dei “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato diverse centinaia di ebrei italiani dalle persecuzioni nazifasciste. Vista, però, la mancanza di tappe che in qualche modo potessero ricondursi alla vita del ciclista e l’assenza di questo argomento nella pubblicistica del Giro, appare da subito evidente che questa motivazione è un pretesto. Il vero motivo è un altro: la volontà da parte del governo italiano di omaggiare le politiche di Israele e indirettamente quelle degli USA, al fine di cementare  l’intesa tra  questi paesi imperialisti nello scacchiere della guerra mediorientale. Trump, infatti, due mesi fa ha riconosciuto Gerusalemme quale capitale di Israele, prevedendo lo spostamento dell’ambasciata americana proprio il prossimo mese di maggio: con questa decisione si calpesta la Risoluzione ONU n. 181 che dichiara la città di Gerusalemme “corpus separatum” sotto amministrazione delle Nazioni Unite.

La scelta vergognosa di far partire il Giro d’Italia da Gerusalemme legittima di fatto il progetto israeliano di colonizzazione/insediamento della Palestina e occulta i crimini che Israele quotidianamente commette contro la popolazione Palestinese. Nel silenzio dell’informazione internazionale, Israele attua politiche di ampliamento di colonie, espropria acqua e terra, impedisce la produzione di beni, il libero movimento delle persone e delle cose con blocchi e muri, arresta e trattiene in carcere, senza motivo, bambini e adulti, demolisce case e assassina chi si vuole opporre alle violenze dell’occupazione. Più di due milioni di palestinesi della striscia di Gaza vivono da 11 anni sotto assedio senza acqua, elettricità, servizi sanitari, sotto attacchi armati israeliani che hanno fatto migliaia di vittime tra donne uomini e bambini: crimini contro i diritti universali che si affermano nel silenzio totale della comunità internazionale. Crimini che i colonizzatori chiamano “diritto a difendersi” mentre nella pratica si traducono nel “diritto ad occupare” e nel “diritto di sterminio”. Violenze che, è facile prevedere, il Giro d’Italia non solo non mostrerà, ma si propone di celare per ricostruire una facciata democratica a Israele.

Da diversi anni è consolidata la pratica di far partire grandi tappe sportive dall’estero per ragioni principalmente economiche: uno Stato o una città pagano gli organizzatori del Giro per ospitare l’evento. L’aspetto che contraddistingue la decisione di quest’anno, però, è che la scelta è soprattutto dettata da una volontà politica e solo successivamente economica. Quest’operazione di pulizia d’ immagine, che ha già coinvolto altre manifestazioni culturali e sportive, fa parte di una strategia, Brand Israel, per la quale  il governo israeliano ha stanziato sostanziose risorse  finanziarie.  Israele infatti ha pagato, o meglio investito, 4 milioni alla Rizzoli-Corriere della Sera (gli organizzatori della corsa) per ospitare la partenza del Giro d’Italia. Non un impegno economico per una manifestazione sportiva, quale è il Giro d’Italia, ma un’occasione per sostenere e occultare le politiche criminali che lo Stato sionista  sta attuando. Al Giro d’Italia parteciperà una squadra israeliana invitata dagli organizzatori della gara; ciclisti pagati profumatamente, basti pensare ai 2,4 milioni di dollari investiti da Israele  per accaparrarsi il campione del Tour de France Chris Froome.

La stessa immagine di Bartali viene strumentalizzata e piegata ai fini propagandistici israeliani, perché ancora una volta si strumentalizza il crimine della Shoah per legittimare l’occupazione della Palestina e si affibbia l’infamante etichetta di antisemiti ai solidali con la Resistenza Palestinese. Un lavaggio dei cervelli che parte dalle parole stesse, visto che “semita” indica infatti l’appartenenza ad un gruppo linguistico del Medio Oriente (che comprende tanto l’arabo quanto l’ebraico), mentre il “sionismo” è l’ideologia politica fondante dello stato colonialista d’Israele, basata su una dottrina razzista, di separazione e supremazia degli ebrei. Noi rigettiamo questa strumentalizzazione!

Gli organizzatori e la politica italiana hanno trasformato una manifestazione sportiva, che dovrebbe essere simbolo di pace e fratellanza, in una vetrina di propaganda per lo Stato sionista che ha preteso anche la ristampa sia della pubblicistica che della planimetria ufficiale, visto che veniva riportata “Gerusalemme Ovest” come località di partenza del Giro, contrariamente a quanto propagandato su Gerusalemme capitale dello “Stato ebraico”. Israele ha preteso il cambiamento a seguito di una spiegazione assolutamente politica da parte dei ministri dello Sport, del Turismo e delle Questioni Strategiche: “Gerusalemme è la capitale di Israele: non vi sono Est e Ovest […] nella misura in cui nel sito del Giro non sarà cambiata la definizione che qualifica come punto di partenza ‘West Jerusalem’, il governo israeliano non parteciperà all’iniziativa”. Prontamente gli organizzatori si sono scusati ribadendo che non era nelle loro volontà contrariare il partner sionista ed hanno rimosso questa dicitura da ogni materiale legato al Giro d’Italia. Complimenti! Ancora una volta l’Italia si conforma alla propaganda sionista: persino i libri di testo scolastici riportano la falsa informazione secondo cui Gerusalemme è la capitale di Israele.

La data stabilita per l’inizio della corsa ciclistica, inoltre, non sembra proprio casuale: essa cade a 70 anni dalla Nakba (“catastrofe” per il Popolo Palestinese), cioè l’inizio dell’occupazione della Palestina; un’ occasione per Israele e i suoi alleati di festeggiare la nascita dello stato sionista e la conseguente espulsione dei palestinesi dalla loro terra.

Costruire la solidarietà con il popolo palestinese passa necessariamente in Italia con la denuncia e la contestazione dei legami tra l’Italia e Israele: fatti di  interessi economici, scambi culturali, gemellaggi accademici e collaborazioni militari. Israele è l’avamposto colonialista delle potenze della Nato in Medio Oriente ed è parte del sistema capitalista e imperialista mondiale che immiserisce e sfrutta i popoli.  Con la sua sperimentata e sistematica oppressione verso il Popolo Palestinese, è un modello repressivo e reazionario per le classi dominanti di tutto il mondo: anche qui in Italia , dove le conquiste dei lavoratori vengono cancellate, le masse popolari sono sempre più immiserite e si fomenta la guerra razziale e religiosa tra poveri per farci credere che i nemici siano gli immigrati e non gli sfruttatori e i capitalisti. Un modello anche per la politica estera, visto le oltre trenta missioni militari all’estero, dal Niger all’Afghanistan, che rivelano come la vocazione colonialista sia all’ordine del giorno per lo stato italiano, nella corsa mondiale alla predazione e spartizione delle risorse e dei mercati.

Noi non ci stiamo, non vogliamo chiudere gli occhi e lasciare che una manifestazione sportiva/culturale diventi occasione per Israele di presentarsi come paese democratico e ripulisca la sua immagine di paese criminale. Le violenze sioniste israeliane non si giustificano con “diritto a difendersi”; Israele occupa una terra che è di diritto dei Palestinesi.

Per questo invitiamo tutte le associazioni, i movimenti, i singoli e le realtà territoriali a costruire insieme una mobilitazione che porti, in occasione delle tappe del Giro d’Italia previste in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, i contenuti della solidarietà con il Popolo Palestinese e la contrarietà alle logiche di guerra che uniscono il governo italiano a quello israeliano. Inoltre la tappa del 18 maggio in Veneto sarà dedicata anche alla Prima Guerra Mondiale, una guerra  che, come avvenuto negli ultimi anni, non sarà ricordata dalle istituzioni per quello che è stata, il sanguinoso massacro dei popoli per gli interessi delle potenze imperialiste, ma sarà occasione di glorificazione del passato bellico per valorizzare l’interventismo di oggi sui vari fronti di guerra aperti nel mondo.

Comitato del Nord-Est Freniamo le ruote dell’occupazione!

Per info e adesioni:  freniamoisraele.nordest@gmail.com

Aderiscono:

Comitato BDS Trieste, Fronte Palestina-Padova, Assemblea Antifascista Bassanese, Tuttinpiedi Mestre, alcuni Palestinesi del Nord-Est, Comunità Palestinese del Veneto, C.C.B. Collettivo Comunista Broz