Io non dimentico Stefano Frapporti

10559716_717321061662504_6316914796890140870_nIntervista a un parente di Stefano “Cabana” Frapporti, che fornisce una testimonianza sulla vicenda che ha portato alla morte di Stefano in una giornata apparentemente qualsiasi nella città di Rovereto.

Stefano viene fermato a Rovereto da due carabinieri in borghese perché era passato col rosso in bicicletta. I militi cominciano subito a strattonarlo e a picchiarlo davanti ad amici e conoscenti. Viene portato in caserma e poi gli viene perquisita la casa, dove viene trovato un pezzo di fumo.
Immediatamente viene arrestano e nel silenzio più totale viene portato in carcere: nessuno dei suoi famigliari, ne il suo avvocato, sono al corrente di quello che gli sta accadendo. La mattina dopo viene trovano impiccato in cella, al collo il cordino della tuta (che per regolamento non potrebbe avere con sé). Ai famigliari non viene mostrato il corpo, che viene trasportato in fretta, subito dopo il funerale, verso la camera di cremazione. Di fatto sulla vicenda non è stata “accertata” nessuna verità, anche se traspare chiaramente come questa sia l’ennesima storia di violenze da parte delle forze dell’ordine.

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