Il corpo delle donne non è terra di conquista!

IL CORPO DELLE DONNE NON E’ TERRA Dl CONQUISTA!
Nei paesi martoriati dalla guerra, la violenza sessuale sul corpo delle donne è all’ordine del giorno.
Una pratica tristemente nota sin dalla notte dei tempi, spesso definita “barbara” nonostante gli stessi soldati romani usassero stuprare le donne straniere, durante e dopo le azioni belliche.
Abusi e sopraffazioni rappresentano la prosecuzione del colonialismo, che prevede la conquista di un luogo e allo stesso tempo si appropria del corpo femminile.
Lo umilia, lo svilisce, lo sfrutta, lo vende in cambio di denaro come un oggetto. Non si fa scrupoli a lasciarlo morire.
Non stiamo parlando di eventi remoti, sepolti negli scheletri della storia.
Numerosi sono gli esempi che vedono implicati gli stessi soldati italiani impegnati nelle “missioni di pace”internazionali:

-Somalia-1 993: Dahira Salad Osman denuncia lo stupro avvenuto con un missilotto/razzo illuminante infilatole all’interno della vagina per mano di un gruppo di parà italiani. All‘epoca l‘Italia era presente in Somalia nell’ambito di un contingente ONU. L’Italia è tuttora in loco con 530 militari, 22 mezzi e compiti di addestramento. Il corpo (recidivo) dei parà è stato recentemente destinato in Niger, nell’ultima operazione volta a bloccare l’immigrazione all’origine dell’esodo e a controllare i confini nigerini.
-Haiti-2007: 134 caschi blu dello Sri Lanka sono implicati nel traffico di prostituzione minorile. Ci sono prove di violenze sessuali da parte di peacekeepers ONU su bimbi di appena 12 anni.
-Repubblica Centrafricana-2013/14: lo scorso gennaio un tribunale francese ha archiviato le accuse di abusi sessuali commessi su bambini orfani trai 9 e i 15 anni da una decina di soldati francesi di stanza nella capitale Bangui per motivi “umanitari”.
I soldati sotto la bandiera dell’ONU si sono macchiati di stupri e scandali sessuali anche in Bosnia, Kosovo, Cambogia, Timor Est, Burundi e Africa Occidentale.
ln Africa, si è giunti a chiamare “peacekeepers babies” i figli illegittimi dei soldati umanitari.
Le violenze sono rimaste sotto silenzio a lungo. Solo denunce coraggiose da parte delle vittime hanno costretto l’ONU a riconoscere e formulare due risoluzioni contro questi atroci soprusi.
Provvedimenti tampone che non estirpano il problema alla radice, ma lo assecondano.
Le “scappatelle” dei soldati, infatti, sono state per decenni tollerate, hanno goduto della copertura istituzionale e dell’omertà di vertici militari che insabbiano le ingiustizie e permettono cosi il loro continuo perpetrarsi.

VICENZA – CITTA DI GUERRA – SI RENDE COMPLICE DI QUESTE MOSTRUOSITA’.
Proprio in questi giorni, si sta svolgendo la settima edizione del corso sulla protezione del genere nelle operazioni di pace. La formazione si tiene presso la caserma “Chinotto”, sede del Centro di Eccellenza delle Unità di Polizia di Stabilità (Coespu). Tra le mura di questa scuola di polizia, alti ufficiali di eserciti mondiali, preso atto delle violenze che si verificano in contesti di guerra, si riuniscono per studiare approcci in grado di difendere le donne dalle prevaricazioni che potrebbero subire per mano dei loro stessi sottoposti. In questo modo, le responsabilità vengono confinate a casi singoli e isolati, come se si trattasse di un‘eccezione.
Le violenze di chi agisce nei conflitti non posssono essere circoscritte all’operato di poche “mele marce” che sbagliano, ma sono aspetti strutturali perchè stanno alla base delle guerre neocolonialiste il cui reale scopo è saccheggiare le materie prime, sfruttare i territori, sottomettere e dominare le popolazioni autoctone in nome del denaro.
Il corpo della donna viene identificato ancora una volta come luogo di conquista, da opprimere e vessare.
In questo 8 marzo, non dimentichiamo le donne d’ogni dove che vivono sulla loro pelle gli effetti devastanti delle guerre imperialiste.
L’8 MARZO NULLA DA FESTEGGlARE, MOLTO PER CUI LOTTARE!
NESSUNO STUPRO RESTERA’ IMPUNITO!

 

Vicenza 12 marzo