Storie dai margini della societá: detenzione amministrativa

Di seguito riportiamo l’audio della discussione sul tema della detenzione amministrativa tenutasi alla Palestra Popolare Chinatown sabato 18 maggio, dove sono intervenuti compagni dell’assemblea di lotta contro i centri di detenzione amministrativa di Parigi, dell’assemblea di lotta contro i Cie/CPR, campagne in Lotta. Buon ascolto.

La detenzione amministrativa è la capacità di uno stato di imprigionare e recludere persone non in base ad un reato commesso, ma in base al non avere documenti in regola o all’essere considerate in modo arbitrario e discrezionale persone “pericolose”.
Di fatto lo stato la usa per castigare gli individui non conformabili nel sistema di piccole garanzie e ancor meno diritti che ha costituito per i suoi “cittadini”.
Così i neri vengono arrestati se non hanno i documenti in regola, gli attivisti se non si adeguano, i giovani se “schiamazzano anziché lavorare”. I poveri perché sono poveri, gli strani perché sono strani, i rom perché sono rom.
Oggi il decreto Salvini ha allungato la durata massima di una detenzione amministrativa a 6 mesi, definito l’accattonaggio un crimine, esteso l’applicabilità del Daspo urbano, aumentato smisuratamente le pene per reati comunemente associabili alle lotte sociali (come il blocco del traffico o le occupazioni).

La povertà e l’attivismo sociale non sono di per sé crimini, ma possono divenire elementi destabilizzanti nella situazione di miseria attuale. Per questo il potere costituito necessita di strumenti per disciplinare queste situazioni in modo da restituirci un presente in cui ogni giorno ognuno di noi diventa sempre più precario, sempre più ricattabile.